Ricciardi sulla sanità lombarda ha una sola “colpa”: aver detto la verità
È il trucco più vecchio del mondo. Un deputato – giusto o sbagliato – mette sotto accusa “il sistema Lombardia” e chi si trova in difficoltà per quella accusa si difende con l’iperbole mistificativa: “Hanno attaccato la Lombardia”. Ma è una bugia con le gambe corte. È del tutto evidente che nessuno può essere così scemo, o stolto da attaccare “La Lombardia”, semmai – propaganda a parte – sono proprio i lombardi oggi che si fanno domande sul cosiddetto “Modello Lombardia”. Sono i parenti di coloro che si trovavano nelle case di riposo per anziani che ci scrivevano furenti quando l’ineffabile assessore Gallera, o chi per lui, emanò la famosa circolare con cui destinava gli ex malati di Covid alle RSA.
Non c’è nulla di scandaloso, dunque, nel contestato intervento dell’onorevole Ricciardi in Parlamento. Il deputato del M5s ha detto che quel modello è stato messo in crisi dal Covid (innegabile) che l’ospedale della Fiera è stato un’opera costosissima che non ha funzionato (i primi a dirlo sono i medici “Lombardi”), che spostare il finanziamento pubblico sulla sanità privata è stato un suicidio (difficile provare il contrario) e che le invettive dell’ex sottosegretario Giorgetti contro i medici di base erano una presa di posizione incomprensibile (magari quella rete avesse tenuto). L’unico vero errore di Ricciardi è stato sostenere che l’ospedale della Fiera sia stato costruito con denaro pubblico (non è vero, ci sono stati i fondi ingentissimi delle donazioni private) ma è vero che molti equipaggiamenti sono stati forniti dal governo (ad esempio i primi ventilatori polmonari arrivati dalla Russia, e giustamente indirizzati in quella struttura dal governo).
L’ospedale della Fiera con i suoi costi stellari (“25 milioni di euro per 21 pazienti”, sintetizza Ricciardi) non è stato solo un’opera sanitaria: è stato venduto al mondo come una incredibile opera di propaganda. Tuttavia noi siamo contenti che sia stato realizzato, e a tempo di record. Molti medici – ad esempio il dottor Zangrillo, proprio su questo sito – ci hanno spiegato che il modello “cattedrale nel deserto” non può funzionare. Dice Zangrillo: “Funziona meglio un reparto Covid allestito in un campo da calcetto, se dietro ha un ospedale, di una sola rianimazione, collocata nel nulla”.
Ma il tema è la propaganda. Non possiamo dimenticare che nel pieno della crisi Coronavirus l’assessore Gallera si candidò a sindaco di Milano, proprio mentre era in tv tutte le sere a parlare di morti e di virus. Accortosi della gaffe, fece una precipitosa e grottesca marcia indietro. Così scomposta da apparire improvvisa e ridicola. La via sanitaria alla secessione è stata una mezza farsa, ma non era priva di potenzialità di successo. E criticarla non è una scelta politica, tant’è vero che su questo sito abbiamo più volte preso atto che il governatore Zaia aveva azzeccato uomini e strategie (lo ha scritto per esempio Selvaggia Lucarelli). Due giunte leghiste, due modi diversi di intendere le istituzioni e le strategie sanitarie. Non dire dunque che “il modello Lombardia” non si tocca. Spiegate agli agitatori, che quel modello non ha funzionato. E spiegategli che questo va detto non contro i lombardi, ma nel loro interesse.
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L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:
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