Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Il duello tv tra Renzi e Salvini è un ritorno alle tradizioni che serve a entrambi i Mattei

Immagine di copertina
Matteo Salvini e Matteo Renzi stasera si sfideranno in tv nel salotto di Porta a Porta

Dopo il dibattito in stile Usa, torna il confronto "senza regole": i protagonisti sono entrambi sulla quarantina, entrambi a capo di un partito costruito attorno alle loro figure, entrambi con un evento da lanciare ed entrambi con lo stesso - confessabile o meno - bersaglio: il governo in carica. Il commento di Lorenzo Tosa

Renzi-Salvini: a Porta a Porta un duello tv che serve a entrambi

Renzi contro Salvini. Matteo contro Matteo. Quello di stasera a Porta a Porta, che viene presentata come un confronto epocale, è in realtà, l’episodio minore di una saga che negli ultimi 25 anni ha attraversato, segnato – ma mai realmente cambiato – la politica italiana.

In principio fu Berlusconi. Non c’è confronto televisivo degno di essere ricordato che non ruoti attorno a lui. L’uomo che la televisione in Italia l’ha reinventata. Correva l’anno 1994 e l’allora candidato premier della neonata Forza Italia affrontò in casa (su Canale 5, moderatore un giovanissimo Enrico Mentana) il leader del Pds Achille Occhetto.

Nei quindici anni successivi sarebbero cambiati quattro leader a sinistra (Prodi, D’Alema, Rutelli e Veltroni), ma non il format, e men che meno il protagonista principale: Berlusconi. Uscito sempre puntualmente vincitore, anche quando – come in occasione delle politiche 2013 – dall’altra parte non ha trovato un avversario politico ma i due giornalisti simbolo dell’antiberlusconismo: Santoro e Travaglio. Respinti con perdite, nonostante un programma e una scaletta costruite nei minimi dettagli per vincere.

Si chiama situazionismo, e B. ne è stato per almeno due decenni maestro incontrastato, prima di arrendersi all’età e a una situazione politica italiana e internazionale che di colpo l’ha fatto sembrare giurassico. Lo storico confronto di “Servizio Pubblico” ha segnato in qualche modo la fine del duello all’italiana e aperto la stagione del confronto all’americana.

Pioniera, in questo senso, è stata Sky Tg 24, la più lesta a trasferire dagli Usa il format, rodatissimo, delle primarie Usa: quattro o cinque candidati per altrettante postazioni, domande e regole uguali per tutti, un minuto di tempo per rispondere e la pretesa di un’imparzialità anglosassone che, anno dopo anno, si è rivelata sempre più fredda, rigida, ingessata, fuori posto e fuori luogo in un Paese come l’Italia in cui la politica è vissuta come arte dell’improvvisazione.

Non è un caso che la sfida di questa sera nel salotto di Bruno Vespa sia quanto di più lontano dal classico confronto stile Usa. 75 minuti a schema libero, senza regole d’ingaggio, né cronometro, clessidre, buste, podi, temi o domande preconfezionate e sondaggi in tempo reale del pubblico da casa.

Come in un ritorno alle tradizioni, non vincerà il più preparato, ma il più abile a sfruttare il mezzo e a sfondare la quarta parete del “sentiment” italico. Più nello specifico, chi sarà più bravo a serrare le fila dei suoi in vista dei rispettivi imminenti appuntamenti in agenda, che avverranno – e neanche questa è una coincidenza – in contemporanea: la Leopolda (che aprirà i battenti venerdì 18 ottobre) per Renzi; la grande manifestazione anti-governo del 19 ottobre per Salvini.

Già, perché duelli come quello di stasera – salvo rarissime eccezioni – non hanno mai spostato più che le virgole a livello di sondaggi; in compenso sono un’arma potentissima per legittimare il ruolo e la leadership interna del politico di turno. Paradossalmente, conta più di per sé il fatto di esserci che quello che dirai. La presenza più dei contenuti.

Per una sera, milioni di italiani resteranno incollati di fronte alla tv per assistere a un confronto che sancirà ancora una volta l’istrionismo e il protagonismo dei due Mattei. Per una sera saranno loro i protagonisti indiscussi dei social, e questo già di per sé vale più di ogni dichiarazione su migranti o Quota 100. Politicamente, questo confronto ha poco o nulla da dire, tra il leader di un partito accreditato tra il 3 e il 4 per cento e il capo politico del primo partito italiano, ma pur sempre di opposizione.

Televisivamente, Renzi e Salvini sono garanzia di successo e audience, ma sono anche – pur tra inevitabili differenze – troppo simili per dar vita a quel confronto ancestrale di mondi e visioni che è da sempre la miccia esplosiva di ogni confronto. Entrambi sulla quarantina, entrambi a capo di un partito costruito attorno alle loro figure, entrambi con un evento da lanciare ed entrambi con lo stesso – confessabile o meno – bersaglio: il governo in carica.

Salvini serve a Renzi almeno quanto Renzi serve a Salvini. Per questo la sfida di stasera non aggiungerà nulla al momento politico attuale, ma rappresenta, altresì, un passaggio decisivo nella costruzione delle rispettive strategie elettorali, che in autunno entrano nel vivo. Non mancheranno scintille, né momenti di scontro anche acceso. Ma chi si aspetta di veder volare gli stracci resterà deluso.

Dovete immaginarvelo come un confronto in bilico tra il wrestling e un incontro di esibizione, in cui le prese, le mosse, i gesti acrobatici sono veri, ma nessuno si fa mai male per davvero. E la presenza di Bruno Vespa in questo senso è una garanzia. Spettacolo garantito, insomma, ma per la politica – quella vera, quella che cambia la storia – meglio bussare altrove.

Pd e M5S sono già morti. L’alleanza monstre porterà al trionfo Salvini (di Lorenzo Tosa)
Una coalizione tra Pd e Movimento 5 Stelle sarebbe uno scherzo della natura (di Fabio Salamida)
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)