Caro Renzi, lo squadrismo social dei tuoi fan è identico a quello dei troll grillini e salviniani
Ma vi ricordate quando il Movimento 5 Stelle menava i giornalisti? Dico, vi ricordate quando Grillo li vomitava e Di Battista (con Di Maio a fargli da controcanto) li chiamava servi?
Sui social era tutto un profluvio di offese ai giornalisti in quanto giornalisti e anche agli incontri del Movimento i professionisti del settore non venivano trattati benissimo. Ve lo ricordate? Perfetto.
Provate a fare un passo indietro e tornate con la memoria a Renzi e i suoi fedelissimi che si ergevano a difensori della categoria, tutti con la penna in mano a scrivere che “giornalismo è democrazia” e addirittura ad additare i grillini come “nuovi fascisti” per il loro atteggiamento verso la stampa (che è sempre chiamata “libera” quando attacca gli avversari, ovviamente).
La campagna #colposucolpo (con la solita muscolarità ipertrofica che contraddistingue il verbo renziano) è esattamente la stessa cosa. Per carità, atteggiamento legittimo: se un politico vuole prendere di petto una categoria (che sia stampa, che sia magistratura, che sia imprenditoria o qualsiasi altra cosa) ha il legittimo diritto di farlo così come noi abbiamo tutto il diritto di giudicare l’eccesso di reazione.
Che un’indagine sulla Fondazione Open (i cui risultati spettano solo e soltanto alla magistratura) accenda una discussione sulla stampa è un trucco facile facile, trito e ritrito, che già Berlusconi ha usato largamente.
Distogliere l’attenzione dal merito (che potrebbe essere anche l’opacità di tutte le altre fondazioni politiche, eh, sia chiaro) per additare questo o quel giornalista è un atteggiamento piuttosto meschino.
Si può scrivere senza essere assaliti da un’orda di fan feriti nell’orgoglio? Che Renzi paragoni il suo dovere di trasparenza (e di senso dell’opportunità, come nel caso del prestito ricevuto per l’acquisto della sua abitazione, che legittimamente si può considerare gravemente inopportuno) a quello di un giornalista come Formigli rende benissimo l’idea (bassa) della responsabilità della propria posizione istituzionale: Renzi non si considera senatore o ex presidente del consiglio, Renzi si considera (e ne gode tantissimo) un personaggio pubblico.
Perché in fondo è quello che cerca e molto del suo pubblico è così, in completa adorazione. Sfugge però la differenza con i grillini che furono. Ah, c’è anche un dato politico: visto cosa dicono i sondaggi sembra che l’atteggiamento renziano sia anche controproducente dal punto di vista elettorale. Ma anche questo ormai viene il dubbio che conti meno dell’ego.