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Ennesima giravolta di Renzi: chiedeva ai suoi avversari di rinunciare all’immunità ma ora è lui a volerla

Immagine di copertina
Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI

Ora davvero sarebbe curioso ascoltare cosa dicono i fan più sfegatati di Matteo Renzi, quelli che hanno inteso Italia Viva come un fan club a forma di partito, qualcosa che non c’entra niente con la politica ma rientra nella sfrenata idolatria, dove la coerenza non è minimamente percepita.

Sarebbe curioso sentire cosa ne pensino delle parole di Renzi già dieci anni fa, il 22 febbraio 2011 quando ospite di Otto e Mezzo su La7, era ancora sindaco e fingeva bene la parte dell’innovatore per puntare ancora più in alto, all’ipotesi di reintrodurre l’immunità parlamentare ripristinando l’autorizzazione a procedere abrogata nell’ottobre 1993 in piena tempesta Tangentopoli e quindi aumentare le garanzie per i membri del Parlamento Renzi rispose deciso «No, oggi mi sembra più o meno una barzelletta. Sono contrario. Se vogliamo cambiare gli articoli della Costituzione che parlano dei parlamentari bisognerebbe avere il coraggio di dire che i parlamentari andrebbero dimezzati e che andrebbe dimezzata anche l’indennità» aggiungendo serafico che «la logica” dell’immunità parlamentare “è stata messa in Costituzione, quindi è una cosa seria, aveva un valore, ma in un altro momento, in un altro contesto».

O quando nel 2016 sfidò i grillini dicendo «rinunciate all’immunità, io non ce l’ho» e poi a Di Maio «se Di Maio è un uomo rinunci all’immunità». Piacerebbe sapere cosa ne pensano i suoi sostenitori oggi che Renzi decide invece di avvalersi dell’immunità parlamentare, tra l’altro questa volta senza nemmeno gridare ai quattrocento come è abituato a fare tutti i giorni per qualsiasi inezia, quatto quatto in un giorno di fine estate presentando all Procure di Firenze “formale intimazione di astenersi dallo svolgimento di qualsivoglia attività investigativa preclusa dall’art. 68 della Costituzione e dell’articolo 4 della legge 140/2003, nonché nell’utilizzare conversazioni e corrispondenza casualmente captate senza previa autorizzazione della Camera di appartenenza” come i peones parlamentari che si trincerano dietro all’immunità per non rischiare nemmeno di rischiare. Perché qui in ballo c’è un piano politico e di credibilità.

Sul piano politico tocca sottolineare che il senatore Renzi decide di usare l’immunità non per un nobile reato di opinione nel libero esercizio del suo ruolo di senatore ma per un’inchiesta di traffico d’influenze illecite, di riciclaggio e di finanziamento illecito ai partiti: si sta cercando di capire quali siano i movimenti e le motivazioni dello spostamento di soldi, niente a che vedere con il legittimo esercizio di ideali.

Dal punto di vista politico è curioso anche che Renzi richieda l’immunità per un’inchiesta che per ora interessa undici persone (tra cui i suoi più stretti collaboratori ma non lui): Renzi rivede il corso di un processo che ha sempre definito sbagliato? Un’incredibile preveggenza, non c’è che dire. Poi c’è la questione della credibilità e coerenza ma su questo capitolo il senatore fiorentino ha già dimostrato di essere quello che è, mica per niente i sondaggi danno Italia Viva in una picchiata che assomiglia a una sparizione. Il tarlo è sempre lo stesso: ma come si può difendere in una roba così?

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