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Su eutanasia e cannabis non si è voluto dare voce ai cittadini: la risposta è stata il flop del referendum

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Una delle cose che saltano agli occhi valutando il flop del referendum sulla giustizia è come questa volta non vi sia stato alcun dibattito degno di nota sul tema. Nessun partito si è speso in maniera significativa e l’affluenza alle urne è stata la più bassa di sempre, da quando esiste l’istituto del referendum.

Si noti bene che questo è accaduto su un tema storicamente dibattuto spesso in maniera ampia e variegata, con grandi dichiarazioni dei partiti, spesso alimentate da forti divisioni nel dibattito pubblico.

Come mai uno dei tormentoni della politica italiana, come la separazione delle carriere dei magistrati, che ha spesso occupato le prime fasce dei TG negli ultimi 2 decenni, ha suscitato un interesse irrilevante nel momento in cui si è chiesto ai cittadini di pronunciarsi? La risposta sta probabilmente nel baratro che si è venuto a creare tra la politica rappresentata dai media, gli interessi di parte e il senso comune dei cittadini, tra gli opinionisti televisivi e l’opinione pubblica. Evidentemente quello che viene rappresentato come di prioritario interesse dai media e dai partiti, sempre più spesso non interessa ai cittadini.

Ancora più evidente è la sconfitta della politica sull’opinione pubblica, se consideriamo che i due referendum che registrarono centinaia di migliaia di adesioni in breve tempo – ovvero quello sulla legalizzazione della cannabis e quello sull’eutanasia – sono stati dichiarati inammissibili dalla Consulta, con motivazioni che non solo non hanno convinto i promotori dei referendum, ma hanno lasciato un sentimento di diffidenza diffuso nella cittadinanza. L’impressione è che non si è voluto dare voce alla cittadinanza su temi troppo popolari.

Dopo la conferenza stampa del presidente della Consulta, Giuliano Amato, pur nella compostezza del rispetto dei ruoli, non pochi hanno fatto notare come si sia voluto cercare il pelo nell’uovo pur di bloccare la consultazione referendaria.

Luigi Manconi, ex senatore, dichiarò: “la sentenza rischia di produrre un arretramento nella partecipazione politica, soprattutto dei più giovani”. E così è stato. Entrambi i referendum, in particolare quello sull’eutanasia, avrebbero scosso l’opinione pubblica e probabilmente registrato un’ampia partecipazione, producendo un grande esercizio di democrazia, probabilmente di conseguenza e a cascata anche sul tema della giustizia.

Chissà, forse il popolo non è stato ritenuto all’altezza del compito? Forse mettere i tre referendum insieme avrebbe garantito un quorum pericoloso su un tema come la giustizia? Fatto sta che la risposta alle urne si è fatta sentire con un silenzio assordante.

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