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Reddito di cittadinanza all’ex brigatista: la Lega fomenta l’indignazione, ma era al governo quando si scriveva la legge

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Reddito di cittadinanza all’ex brigatista: la Lega fomenta l’indignazione, ma era al governo quando si scriveva la legge

“Non sempre ciò che è legale è anche giusto”, dice in un’intervista al Corriere della Sera Olga D’Antona, vedova di quel Massimo D’Antona ucciso dalle Nuove Brigate Rosse di cui faceva parte anche Federica Saraceni che per quell’omicidio è stata condannata a 21 anni e 6 mesi.

E il reddito di cittadinanza di 623 euro che l’ex brigatista incassa mensilmente dallo Stato ha incendiato il dibattito politico offrendo ampi spazi a chi, leghisti in testa, può solleticare il solito bilioso giustizialismo con tutta l’acredine che poi fermenta in voti.

Che il dibattito sia surreale e assolutamente non centrato non stupisce: la differenza tra la propaganda e la politica sta proprio nel confondere tutti i piani fingendo di discutere di qualcosa mentre ci si impegna a fomentare l’indignazione. Che un detenuto riceva il reddito di cittadinanza mentre sta ancora scontando la sua pena (anche per reati odiosissimi) senza mostrare nessun segno di ravvedimento è un punto centrale della legge che andava discusso in Parlamento con tutte le attenzioni che ci si aspetta dalla classe politica e con tutte le posizioni legittime che possono avere le parti in causa, senza buttare tutto in caciara come se fosse un mercato dove svettare con l’urlaccio più forte.

C’è qualcuno che pensa che il diritto di non essere povero debba appartenere anche a chi sta scontando una condanna? Perfetto, spieghi le sue ragioni e esponga le proprie tesi, come sta facendo la vedova D’Antona senza nessun spirito di vendetta e con tutto il dolore della propria storia personale. C’è qualcuno che crede che i detenuti debbano scontare la pena in un Paese con la certezza della pena? Benissimo, la destra su questo ci campa da anni, e allora ci dica come vorrebbe farlo, magari studiando anche il senso della detenzione così com’è scritto nel nostro dettato costituzionale.

Discutere però accapigliandosi sulla vicenda di Federica Saraceni nei modi e nei toni che stiamo leggendo in queste ore è un insulto all’intelligenza degli elettori: la Lega che strepita impazzita era al governo quando è stata scritta la legge sul reddito di cittadinanza e quindi sta praticamente riconoscendo la propria inettitudine in ambito legislativo, il Parlamento serve proprio per correggere le leggi che si ritengono ingiuste (se si trova una maggioranza) e quindi converrebbe spostarsi subito lì piuttosto che negli studi televisivi per risolvere la questione. Il resto sono solo chiacchiere da bar di avventori pagati come dei costosissimi deputati.

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