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Sicurezza e legalità: perché i rave sono uno schiaffo agli operatori dello spettacolo che rispettano le regole

Immagine di copertina
Credit: Ansa

L’approccio superficiale e benevolmente fazioso a rave ed eventi illegali in generale, oltre ad avallare una somma di reati e mettere a repentaglio la vita di tanti giovani, risulta anche lesivo di un intero comparto professionale che mette al centro del proprio lavoro la sicurezza dei partecipanti e il rispetto della legalità

Sto leggendo vari interventi, anche di figure molto autorevoli, sul cosiddetto decreto “anti rave”. Non entro nel merito delle migliorie che si possano apportare e d’interpretazioni politiche o immaginifiche, mi limito ad esprimere una grande sorpresa nel constatare come taluni minimizzino un tipo di evento che, se non autorizzato, è del tutto illegale e si realizza grazie ad una moltitudine di reati, con gravi rischi per chi vi lavora e per tutti i partecipanti, molti dei quali giovanissimi. 

A tutti gli effetti, evitando al momento di discutere di alcol e droghe che ne fanno la principale caratteristica, il rave può essere bonariamente classificato come un evento di intrattenimento musicale. Ecco, in Italia, ma anche all’estero, per organizzare un tale evento, attività professionale molto complessa, bisogna ottemperare ad una serie di normative che toccano svariati ambiti, da quello giuridico-fiscale, a quello sui diritti d’autore delle musiche eseguite, dalla somministrazione di alimenti e bevande, al rispetto delle leggi sul lavoro, alle norme a tutela di salute, incolumità e sicurezza dei partecipanti, perfino al rispetto dell’ambiente, ecc. 

Innanzitutto, dovrebbe essere facilmente condivisibile da tutti che non si possa organizzare un evento di questo tipo invadendo proprietà altrui, cioè senza averne la disponibilità e l’autorizzazione dei proprietari, o addirittura a loro insaputa, magari e addirittura senza che il luogo abbia una propria agibilità e caratteristiche di idoneità che ne consentano lo specifico uso per determinate capienze, in funzione dei parametri che regolano queste attività. 

Ciò premesso, bisogna ricordare l’iter particolarmente complesso previsto per l’ottenimento dell’autorizzazione finale. Il soggetto organizzatore, avuta la disponibilità dello spazio con i necessari requisiti, sia esso pubblico o privato, deve poi provvedere come da ex Tulps a richiedere la Licenza di Polizia Amministrativa al Sindaco che tra l’altro, a sua volta, è subordinata al parere positivo della Commissione Provinciale di Vigilanza facente capo alle Prefetture, commissione che include componenti dei Vigili del Fuoco, della Questura, dell’Asp e di altri organismi chiamati ad esprimere il loro parere tecnico. 

Per ottenere tale parere è necessario produrre, con almeno un mese di anticipo e a firma di tecnici abilitati, planimetrie dei luoghi, progettazione degli allestimenti e degli impianti elettrici, documentazione e conformità delle attrezzature e dei materiali, piani di flusso e deflusso, piani di emergenza e sanitari, assicurare la presenza di medici e ambulanze, nonché il servizio di Vigilanza Antincendio dei Vigili del Fuoco, presenza di estintori, servizi igienici, ecc.. Ovviamente bisogna avere il parere positivo della Questura, persino il Permesso della Siae e prevedere personale di controllo autorizzato, oltre a fornitori e  figure lavorativamente coinvolte in regola con le specifiche normative.

Tutte queste documentazioni vengono dapprima valutate in apposite riunioni, poi verificate dalla stessa Commissione in sede di sopralluogo sul posto a strutture montate, richiedendo collaudi, certificati e, soprattutto, verificando la sussistenza di quanto redatto nei progetti ed eventualmente prescritto. Infine, non si possono aprire i cancelli al pubblico prima che arrivino Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine e personale Siae. Ecco, questo è, in estrema sintesi, la somma di adempimenti ed obblighi a cui deve attenersi un organizzatore, che si tratti di un concerto o di altri eventi.

È incredibile che da un lato si chieda il rispetto di tali procedure e di ogni legge prevista e, dall’altro, qualcuno banalizzi e sorrida davanti ad eventi improvvisati, illegali, senza alcun rispetto della salute e dell’incolumità dei partecipanti, scriteriatamente messi a rischio anche della vita in luoghi sprovvisti di ogni misura di sicurezza, peraltro consentendo l’uso di droghe e alcol (spacciati ad hoc?), che ne alterano le condizioni psicofisiche aumentando ogni tipo di pericolo. 

Credo che l’occasione sia buona per ricordare che esiste un mondo professionale di organizzatori e produttori di eventi, nonché di proprietari di locali musicali, che rispettano leggi e obblighi anche con costi elevatissimi, e l’approccio superficiale e benevolmente fazioso a rave ed eventi illegali in generale, oltre ad avallare una somma di reati e mettere a repentaglio la vita di tanti giovani, risulta anche lesivo di un intero comparto professionale come quello dell’intrattenimento musicale e della musica dal vivo, operatori che pongono innanzitutto al centro del loro lavoro la sicurezza dei partecipanti e il rispetto della legalità.

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