Le ragazze sfidano i talebani per difendere il diritto all’istruzione (di W. Samadi)
Sul quinto numero di The Post Internazionale, Wadia Samadi racconta il coraggio di alcune ragazze che hanno sfidato i talebani per difendere il loro diritto all'istruzione
Aprite le scuole! È il mantra quotidiano di Pashtana Durrani da quando i talebani hanno proibito alle ragazze di tornare in classe. L’attivista ha fondato un’organizzazione no-profit, “Learn Afghanistan”, per dare un’istruzione alle giovani delle zone rurali del Paese.
Ha anche vinto un premio del Malala Fund dedicato ai “Campioni dell’Istruzione” e ha fondato la prima scuola online per ragazze nella provincia di Kandahar. Oggi Durrani vive in una località segreta dell’Afghanistan. È stata minacciata dai talebani per il suo impegno a favore dell’istruzione femminile e per aver alzato la voce contro le violazioni dei diritti delle donne. Il 18 settembre scorso, i miliziani hanno infatti proibito alle ragazze di frequentare le superiori, ordinandone la riapertura solo per i maschi. «I talebani stanno negando a metà della popolazione afghana uno dei diritti più importanti, quello all’istruzione. Non vietano solo l’apprendimento, ma chiudono le porte al futuro di un Afghanistan prospero, pacifico e sostenibile», spiega Durrani. Per nascondersi l’attivista ha dovuto cambiare residenza diverse volte negli ultimi due mesi. Sa che la sua voce e il suo impegno per i diritti delle donne rappresentano una minaccia per i talebani. Non vuole fuggire, vuole restare e continuare a lottare.
È molto attiva sui social dove chiama apertamente in causa i talebani per le atrocità commesse e parla a favore dei diritti delle ragazze. Può testimoniare quanto duramente negli ultimi decenni le donne abbiano combattuto contro la società patriarcale afghana, rivendicando il diritto all’istruzione. Ancor più che nelle città, nelle zone rurali le ragazze sono state private di questo diritto perché considerate inferiori ai maschi. Il governo precedente ha sbagliato a non occuparsi della sicurezza delle studentesse. La carenza di risorse nelle scuole femminili, dai servizi igienici agli assorbenti, e la mancanza di un’educazione all’igiene mestruale restano ostacoli importanti all’istruzione femminile.
«Eppure, nonostante le barriere culturali e gravi questioni di sicurezza, le donne ce l’hanno fatta: sono diventate medici, ingegneri, infermiere e insegnanti. Anche dopo un attentato, il giorno dopo trovavi le sopravvissute in classe», sottolinea Durrani. L’educatrice è preoccupata dall’intensificarsi di queste sfide endemiche durante il regime dei talebani, che sono da sempre contrari all’istruzione e alla libertà delle donne. «Non c’è progresso se le ragazze sono costrette a casa sulla base di scelte discriminatorie che non valorizzano, o non ne consentono, l’istruzione. Lasciate che l’Afghanistan progredisca, non fatelo regredire!».