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I ridicoli esami di riparazione dei giudici tedeschi: così la Germania mette in pericolo l’Europa

Immagine di copertina
I giudici della Corte Costituzionale tedesca. Credit: Ansa

Non è un problema di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. È un bel problema. La Germania resta appesa alla Corte Europea, e l’Europa resta appesa alla Germania. Tre mesi per gli esami di riparazione dell’Euro, tre mesi per capire se il Quantitative easing secondo la massima autorità giuridica tedesca sia un abuso della storia o un provvedimento legittimo. Ci sono voluti cinque anni per questa bocciatura con riserva, che riguarda la scelta di Draghi, e forse ce ne vorranno altrettanti prima di poter aver un giudizio sul Pepp, il piano straordinario anti-pandemia varato dalla Lagarde.

Gli analisti che meglio conoscono la realtà tedesca – a partire da Paolo Valentino sul Corriere della Sera – mettono in risalto il coro che si solleva da una parte importante della società tedesca, una nuova nota che ha rotto l’unanimità del passato, sul no agli aiuti e sul no ai finanziamenti di programmi di acquisto europei. Questo è il punto più importante, forse, e questi tre mesi di tempo, concessi dopo una lunga guerra di opinioni ci dicono che l’ultimo muro di Berlino – quello economico – potrebbe infine cadere. Tuttavia, ancora una volta, l’Europa è come sospesa, i mercati hanno una riserva a cui appendere le loro alabarde, ancora una volta si deve tornante alla contesa quando servirebbe unanimità. È vero che il giudizio sul Q.E. non è direttamente collegato a quello sul Pepp, perché la Corte potrebbe anche – per assurdo – bocciare il primo e approvare il secondo. Mentre di contro, se approvasse definitivamente il programma di Draghi, sicuramente darebbe il nulla osta al piano anti-pandemia.

Ma intanto il tempo scorre, e questo tempo che scorre noi lo paghiamo, in termini di interessi e costo del denaro. Il più grande paese d’Europa resta così la palla al piede dell’Europa e – mentre in tutto il mondo si stampa moneta per fronteggiare il Covid – gli stati del sud Europa devono fare salti mortali per capire i limiti e l’entità del finanziamento che possono mettere in campo per impedire la catastrofe economica. Dopo questa crisi – già iniziata durante il lockdown – il debito diventerà il problema più grande di tutti i paesi del Sud Europa, e fra questi tutti sopratutto di un paese: l’Italia. I giudici di Karlsruhe, con i loro ridicoli esami di riparazione, non stanno ponendo una riserva su un singolo provvedimento, come pensano, ma sul futuro di tutta l’Unione Europea, come sa bene chiunque sia in grado di guardare oltre il suo naso.

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