Se Poste Italiane si impossessa del titolo di prima del più importante quotidiano finanziario italiano
Oggi, 11 giugno 2021, le prime pagine di diversi quotidiani italiani (tra gli altri, Sole 24Ore, Libero, Domani) sono interamente occupate da una maxi-pubblicità di Poste Italiane. Dove siamo arrivati?
La fotografia dello stato del giornalismo è la prima pagina di alcuni quotidiani in edicola oggi, venerdì 11 giugno 2021. Niente di nuovo e niente di strano, per carità, la pubblicità si sa che è l’anima del commercio e se le Poste hanno deciso di inondare le prime pagine dei quotidiani per la loro campagna sicuramente qualcuno si sarà leccato i baffi. Vuoi mettere avere pubblicità in un momento come questo. Però qualcuno potrebbe pensare che sia di cattivo gusto decidere di brandizzare proprio la prima pagina, quella che – esposta in edicola – dovrebbe subito, alla prima occhiata, raccontare la propria linea editoriale.
La prima pagina di un quotidiano, in fondo, è la visione che quel quotidiano ha del contemporaneo e del mondo. Lì dentro c’è la gerarchia delle notizie che racconta le priorità. Volendo vedere ci potrebbe anche essere (merce rara di questi tempi) qualche bella inchiesta strillata.
Niente. Stamattina i lettori quotidiani si sono omogenizzati in un pastone unico, giornali di destra e di sinistra per la prima volta sotto lo stesso tetto: pubblicità, calcio e un po’ di retorica della ripartenza.
“L’amore per l’Italia non conosce distanza”, recita il puccioso messaggio che ricopre i quotidiani. E a nessuno viene in mente che il confine tra indipendenza del giornalismo (e l’enorme ruolo che il giornalismo ricopre in una sana democrazia) e mercato questa mattina sia un po’ debole?
Dov’è il confine tra sussistenza economica e mercificazione? Per capirsi: abbiamo assistito, nel mondo del calcio, a moti di ribellione per il nome degli stadi svenduto allo sponsor, ma non è lo stesso per la testata del quotidiano che leggete normalmente?
Quelli si difenderanno, c’è da scommetterci, dicendo che non si tratta della “prima” ma è solo una “copertina”. In sostanza, per una volta, non è il giornale che serve per incartare ma è lui stesso a finire incartato. E incartato è proprio l’aggettivo giusto oggi, risuona bene perché sa di inceppamento, di un incaglio che è quasi un inchino.
Sia chiaro, ci sono cose ben più importanti di cui occuparsi e di cui scrivere, siamo tutti d’accordo. Sono le stesse notizie importanti che rimangono dietro allo spottone delle Poste. Siamo a posto così.