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I pompieri della Grenfell Tower hanno il cancro: così la nostra società li ha condannati a morte (di G. Gambino)

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Li hanno chiamati eroi. Li hanno elogiati e onorati. Li hanno ringraziati pubblicamente per aver fatto il possibile nel tentativo di domare le fiamme della Grenfell Tower di Londra, il cui drammatico incendio nel giugno di sei anni fa costò la vita a 72 persone (tra cui i due italiani Marco Gottardi e Gloria Trevisan, rispettivamente 27 e 26 anni).

Parliamo dei circa 1.300 pompieri che quella terribile notte tra il 13 e il 14 giugno 2017 presero parte alle operazioni di soccorso e salvataggio presso la torre popolare del quartiere di North Kensington.

Nessuno, però, aveva detto loro che quanto di straordinario stavano facendo nello spegnere lincendio causato dal cortocircuito di un frigorifero nellappartamento di un tassista avrebbe segnato, per alcuni, un terribile destino. Si è infatti scoperto che il 4 per cento degli agenti interpellati in una ricerca realizzata dalluniversità del Central Lancashire e commissionata dal sindacato dei pompieri ha, dal 2017 a oggi, scoperto di avere il cancro. Ci sono almeno dodici casi con diagnosi di un cancro allapparato digerente e leucemia oltre a casi con gravi forme tumorali. Oltre a questi, circa altre venti persone risultano malate: nel report si parla di problemi cardiaci e renali.

I motivi? Il primo: il suolo circostante la torre andata in fiamme, per unestensione di circa 200 metri, era contaminato da detriti carcinogeni. Il secondo: alcuni fra i pompieri che sono intervenuti quella notte hanno inalato sostanze tossiche, sprigionate dai materiali plastici e infiammabili di cui era rivestita la torre, che a loro volta hanno alimentato il rogo del condominio di 24 piani, il peggiore degli ultimi cinquantanni nel Regno Unito.

Laspetto ulteriormente straziante di questa vicenda è che molti dei vigili del fuoco corsi sul posto per spegnere l’incendio – e sul cui caso si attende il report finale della commissione dinchiesta durata oltre quattro anni – rimasero in servizio per oltre dieci ore, con indosso tuta e maschera ricoperti di fuliggine contaminata, in alcuni casi persino mangiando un sandwich e bevendo una bibita per riprendere le forze dopo gli sforzi e la tensione (tra l’altro i turni dovrebbero essere al massimo di quattro ore per un pompiere impiegato in prima linea).

Così, secondo diversi esperti a capo dell’indagine, le sostanze tossiche sono finite nello stomaco e nellintestino di alcuni tra coloro che sono intervenuti quella notte.

È per questo che in molti, tra gli agenti, oggi fanno riferimento alla cosiddetta tosse Grenfell”. Ragazzi e ragazze prima dellintervento in buona salute che oggi scoprono di avere un tumore.

È o non è questo il male della società odierna? Rifletteteci. Spegniamo le fiamme con i pompieri per salvare le vite degli abitanti di un palazzo che va a fuoco e qualche anno dopo diagnostichiamo il cancro ai salvatori. Metafora perfetta della vera malattia dei nostri tempi: curare è ormai più importante che prevenire. Una prassi. Col solo scopo di risparmiare.

Per non spendere di più, mettendo da principio in sicurezza l’edificio, abbiamo anche fatto sì, come diretta conseguenza, che un gruppo di vigili del fuoco si ammalasse per linalazione delle sostanze a basso costo con cui abbiamo costruito ledificio.

Il cane che si morde la coda. Un circolo vizioso dal quale non usciremo mai se non comprendiamo che linteresse collettivo deve venire prima del profitto, e del risparmio, quando si tratta di mettere in salvo vite umane e tutelare la salute delle persone. In questo caso, doppiamente: quella degli inquilini la cui casa è bruciata e quella dei pompieri eroi giunti sul posto per spegnere lincendio.

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