Serve un piano Marshall per l’economia, o l’Italia morirà di depressione da Coronavirus
Serve immediatamente un piano Corona Marshall. Scelgano qual è la cifra: 5 o 10 miliardi, ma la contrattino con l’Europa al più presto, la inseriscano in deficit in un decreto, e completino il racconto della paura con quello della speranza. Il problema infatti, non è decidere noi, se le misure di emergenza sanitaria adottate ieri siano giuste o meno. Il problema è rendersi conto che serve altro, e che serve presto. Ho trovato sublime la risposta dell’allenatore del Liverpool Jurgen Klopp, che di fronte ad una domanda sulla diffusione dell’epidemia ha risposto: “Io faccio l’allenatore, non devo rispondere a questa domanda. A me non dovete chiedere nulla sui virus. Solo solo un tizio com una brutta barba e con un cappellino da baseball in testa”.
Siamo tutti come lui, con o senza cappellino, di fronte ai bollettini di guerra del contagio. Però possiamo e dobbiamo dire molto sul resto. Il messaggio di Giuseppe Conte è stato impeccabile, e – per ora – risponde solo ad una parte dell’emergenza (che è quella sanitaria) ma non ancora all’altra (che è quella economica). E non è solo un fatto di numeri, ma dello Stato d’animo di una nazione. In questo ideale pool che deve gestire l’emergenza serve un virologo, ovviamente, ma ci devono stare anche uno psicologo, un sociologo e un economista che bilancino le strategie dei medici misurandone l’impatto sociale. Aiutando i pollici a capire che il virologo è un ottimo cane da tartufo per inseguire il virus, ma che il suo compito non è e non può essere governare.
La virologocrazia non funziona quando devi mettere in sicurezza un sistema paese. E poi, ovviamente, serve anche un comunicatore: perché se io devo dire alla gente che non può uscire di casa, devo anche tranquillizzarla sul piano delle certezze vitali. Devo dire – faccio un esempio – che da domani si cancella l’Imu per tutti quelli che stanno nelle zone colpite. E tagliare subito tutti i concorsi e i corsi di laurea per medici infermieri, per mandarne in più possibile negli ospedali. Decidere, cioè, delle cose che ai medici non interessano, ma che aiutano a lavorare sia loro che gli altri. Un paese può morire anche per una depressione collettiva, quando il senso comune si convince che non c’è via di uscita. Sarebbe bene capirlo subito: e fare di tutto per impedire che questo accada.
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