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Home » Opinioni

Un patto con voi lettori (di Giulio Gambino)

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Cari lettori, oggi nasce questo nuovo giornale di carta chiamato The Post Internazionale. Sono due i motivi che ci hanno spinti a stringere questo nuovo patto con voi lettori. Il primo: nel caos dell’iper-informazione di quest’epoca avvertiamo la necessità di un punto di riferimento in grado, ogni settimana, di fare chiarezza e fornire a ciascuno gli strumenti per farsi un’idea. La propria.

Il secondo: la stampa italiana ha un serio problema nel suo rapporto con il potere. E visto che quasi tutti i giornali sono posseduti da editori che hanno interessi divergenti dalla sola libera informazione il giornalismo si è terribilmente appiattito nei confronti di questa conventicola di centri di potere, e dei loro interessi privati: Gedi, Confindustria, De Benedetti, Caltagirone, RCS & co. appartengono tutti a uno schieramento ben definito, per cui già so cosa leggerò prima ancora di leggere i loro giornali. Questo, naturalmente, a danno dell’interesse pubblico e di alcuni ottimi giornalisti, loro malgrado messi in letargo.

Ed ecco anche spiegato perché se non appartieni al club, in un Paese profondamente corporativista che mira solo ad auto-conservarsi, conti poco o nulla (a meno che non si trovi il sostegno del pubblico). Tale è il conformismo nei mezzi d’informazione che chiunque proponga di riflettere su una visione diversa della società, dell’economia, della politica da quella soporifera a cui siamo stati abituati viene considerato ai margini (la lista è lunga). Prendiamo il caso Draghi: noi non siamo a priori contro il presidente del Consiglio, ma contro chi ogni giorno si schiera con il potere facendone un ritrattino ridicolo che non giova alla società e nemmeno al potere stesso.

Saremo un contrappeso e un pungolo per chi governa, sempre nell’interesse di chi è governato, mai il megafono di chi siede a palazzo. Anche quando ciò significa rivelare alcuni aspetti della realtà italiana solitamente taciuti. Questo è il giornale che avremmo voluto leggere e che fino ad oggi non esisteva. In che modo siamo diversi dagli altri? In una parola: l’editore, appunto. Perché questa rivista che vi terrà compagnia ogni settimana appartiene a noi, non riceve finanziamenti pubblici, e se vede la luce è grazie a tutti voi, che avete sostenuto dal basso il nostro giornale. Non dobbiamo niente a nessuno. E questo ci assicura di essere liberi, ideologicamente ed economicamente, ancor prima di partire. Saremo la voce di chi non ha voce e rappresentanza.

Dal lunedì al venerdì, nella velocità di questi tempi, continueremo a informarvi sul sito di TPI. Il fine settimana vi invitiamo a fermare il tempo per andare oltre “l’intelligenza individuale” (leggete l’intervista di Zincone a Degli Esposti, p.64) esasperata da un algoritmo, e approfondire la complessità con contenuti inediti, storie sotto traccia, fuori dagli schemi. E notizie. Come quelle che non trovano spazio altrove. Diceva Victor Hugo: “C’è gente che, per vendersi, sarebbe disposta a pagare”. Abbiamo voluto ribaltare questo concetto: “Ci facciamo comprare solo dai lettori”.

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