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Home » Opinioni

Il paradosso di X e perché i social non sono interscambiabili (di S. Mentana)

Immagine di copertina
Elon Musk. Credit: AGF

L’ex Twitter è già sopravvissuto a più di un esodo di utenti. Ma nessuno è riuscito mai a soppiantarlo. Questo fenomeno però stimola la concorrenza

La fuga da X, se così possiamo definirla, cui stiamo oggi assistendo e di cui sono tutte da chiarire impatto ed entità, non è nulla che non si sia già visto e anzi, il luogo in cui negli anni si è più d’una volta verificata era proprio lo stesso social network, quando ancora si chiamava Twitter.

Il paradosso è che la prima fuga fu del tutto speculare a quella recente. Mentre oggi molti utenti hanno lasciato la piattaforma in polemica con Elon Musk, per la sua posizione in pectore nell’amministrazione dell’appena rieletto Donald Trump e per le perplessità circa il ruolo del social network, ieri – nel gennaio 2021, dopo i fatti di Capitol Hill – furono proprio i sostenitori del Tycoon che, dopo il ban per il loro leader, scelsero di lasciare la piattaforma in nome del free speech. Nell’intervallo di tempo, un altro malessere degli utenti si verificò dopo l’acquisizione di Twitter da parte di Musk.

In tutti questi casi abbiamo visto gli esuli del social cercare riparo in altre piattaforme: prima c’è stato Parler, poi Mastodon, oggi BlueSky, e nel frattempo Meta ha messo in campo Threads, app collegata a Instagram in molte funzioni simile al fu Twitter. Al di là dei risultati e dei numeri di utenti di ciascuno di questi social, tuttavia, una cosa va detta: nessuno di questi si è sostituito a Twitter/X così come X fu Twitter non ha tolto la scena a nessuna di queste nuove proposte, e questo per una ragione, ovvero che i social network non sono realtà interscambiabili. Essi possono prendere vicendevolmente ispirazione tra di loro, possono migliorarsi a vicenda lanciando uno dopo l’altro nuove funzionalità, possono crescere o avere battute di arresto, ma nessuno sostituisce davvero un altro, semplicemente perché ogni social è una realtà a sé stante fatta da caratteristiche differenti e utenti che possono anche variare nel tempo ma gli danno via via una propria identità unica.

Mettendo però da parte la gara – del tutto soggettiva – a quale tra questi social sia il migliore, così come quella più oggettiva circa il numero di utenti, mettendo da parte le ragioni di ciascuno per lasciare un social e iscriversi a un altro, in questa situazione, oggi evidente intorno a X fu Twitter ma che potrebbe applicarsi a molti altri casi, c’è un dato particolarmente rilevante di cui tenere conto. La nascita o l’improvvisa crescita di queste piattaforme, infatti, contribuisce all’aumento della concorrenza in un settore, come quello dei social network, che da anni sembrava sempre più in mano a pochi con tutti i rischi connessi, e questa concorrenza può permettere a queste realtà di migliorarsi, lanciando nuove funzionalità e ponendo nuove questioni che portano i rivali ad avere un maggiore stimolo all’innovazione. Ora, forse per chi lascia un social per scelta politica, fare un “Aventino” non è la scelta migliore e rischia di lasciare il dibattito ai rivali, e al tempo stesso non sappiamo cosa sarà del futuro di nessuno di questi social network, ma se questa situazione dovesse stimolare il settore a migliorarsi forse non ricorderemo tutto questo solo come l’ennesimo litigio a mezzo social.

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