Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Il paradosso della crisi di governo: la maggioranza non cambia nonostante le dimissioni delle due ministre. Ecco perché

Immagine di copertina

C’è un dettaglio molto importante, almeno dal punto di vista formale, che in queste ore sembra non ricordare nessuno, nel dibattito che segue il ritiro della delegazione di Italia Viva. Le dimissioni delle due ministre renziane non cambiano nulla, simbolicamente e sostanzialmente, per il governo.

La composizione dell’esecutivo, infatti, non è mutata dopo queste dimissioni. L’alchimia della maggioranza è stata alterata con la scissione di Matteo Renzi: non prima e non dopo. Il governo giallorosso – infatti – in origine nasce costituito da tre partiti (Pd, M5s, Leu) e diventa di quattro solo dopo l’assegnazione delle poltrone di governo.

Fu solo allora che le due ministre – anche questo lo ricordano pochi – dopo essere entrate nell’esecutivo con la maglia del Pd, e dopo aver ottenuto le poltrone in virtù di questa appartenenza, ne uscirono (con qualche disinvoltura) avendo indosso la maglia di Italia Viva.

Ha ragione Renzi almeno su un punto: in democrazia le forme sono la sostanza. E la sostanza è che Italia Viva è nata come un fungo, DOPO l’esecutivo Conte, con il cambio di casacca della Bellanova e della Bonetti, come la scissione di una corrente del Pd.

Le uniche trasformiste di questa crisi per ora sono le due ministre dimissionarie: trasformiste quando fondano un partito solo 24 ore dopo aver ottenuto un incarico con un altro, trasformiste quando se ne vanno rispondendo al loro capo corrente, e non al loro segretario.

Tuttavia il governo, proprio in virtù di questa genesi, non perde legittimità, casomai la recupera. Ci possono essere problemi di ordine politico, non di ordine costituzionale dopo questo addio. Quindi Italia Viva andandosene non modifica l’alchimia originaria, casomai la ristabilisce, e Conte verificherà in Parlamento, come accade per tutti, se ha ancora la sua maggioranza. L’unico problema formale è che il Pd deve rimpiazzare due ministre. Quelle di cui era stato defraudato. Punto.

Leggi anche: Il piano di Renzi ora si complica: vince solo se salta Conte (di L. Telese) /2. Gli italiani non hanno idea del perché si sia aperta una crisi di governo / 3. Ieri Scilipoti, oggi Mastella: la lunga storia dei “responsabili” /4. Le reazioni, Zingaretti: “Da Iv errore gravissimo contro l’Italia”. Centrodestra: “Conte si dimetta”

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)