Il Papa nomina la Nato? “Ma è perché non parla bene italiano”. La censura non basta più, va delegittimato
Dunque, per disinnescare il Papa – l’unico Capo di Stato occidentale che sta lavorando, incessantemente, per la Pace – dalla censura si è passati all’offesa personale. Evidentemente, nell’era della crisi di credibilità del mainstream, oscurarne il pensiero non è sufficiente. Per qualcuno occorre la delegittimazione. È accaduto tutto ieri, sulla tv di Stato. Il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore dell’areonautica militare e poi capo di Stato maggiore della difesa, insomma, non certo l’ultimo arrivato, interpellato da Luisella Costamagna sulle parole di Bergoglio ha osato dire: «Probabilmente Papa Bergoglio non ha l’assoluta padronanza della lingua italiana».
Ricapitoliamo. Il 4 maggio scorso, intervistato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, Papa Francesco, dopo aver ripetuto più volte di esser pronto ad andare a Mosca per chiedere a Putin di fermarsi, ha ragionato sulle radici del conflitto in Ucraina. Cito testualmente: «Forse, l’abbaiare della Nato alla porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto». E ancora: «un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma, facilitata, forse sì». Parole più che condivisibili, parole mai smentite, mai ritrattate (figuriamoci). Parole, per quanto possibile, oscurate. È evidente che se il Santo Padre avesse detto: “La Nato non ha alcuna responsabilità ed è scorretto tirarla in ballo” tali dichiarazioni sarebbero passate in loop a reti unificate. E invece no, Francesco, evidentemente per tentare di costruire un terreno per un difficilissimo negoziato, si è permesso di far quel che è un dovere per i costruttori di Pace: evitare di demonizzare coloro con i quali trattare evidenziando (senza giustificare) le “ragioni dell’altro”.
Francesco ha pronunciato parole giudiziose, equilibrate, senz’altro meditate. Eppure, per il generale Camporini, sono frutto della sua scarsa padronanza della lingua italiana. In pratica ha trattato il Papa come chi non sa quel che dice. Come cambiano i tempi. Nella prima Repubblica nessuno si sarebbe permesso di rivolgersi così al Santo Padre e non solo per l’oggettiva influenza che la Chiesa cattolica aveva sulla politica italiana. Un’influenza del tutto eccessiva basti pensare alle denunce fioccate – e poi, grazie a Dio, archiviate – contro Benigni che dal palco dell’Ariston chiamò “Wojtylaccio” Giovanni Paolo II. La verità è che la classe dirigente della Prima Repubblica aveva un rispetto per le posizioni altrui (e per l’interesse nazionale) oggi dannatamente assente. Ad Enrico Mattei – capace nel dopoguerra di contravvenire agli ordini degli Stati Uniti che chiedevano la liquidazione dell’Agip che lui, al contrario, ebbe il coraggio di trasformare in ENI sfidando, nell’interesse nazionale, le principali multinazionali del petrolio – oggi il sistema politico metterebbe più bastoni tra le ruote di quelli che gli vennero messi negli anni ’50. Chissà, l’indegna sudditanza al capitalismo finanziario (straniero) che caratterizza gran parte dei politici italiani sarebbe stata un ostacolo difficilmente superabile anche per uno come lui oggi.
Ad ogni modo il conformismo che caratterizza il periodo che viviamo non risparmia neppure il Papa. Un Papa prima censurato ed oggi delegittimato da un generale di sistema (lo dico conscio che la cosa non lo offenderà) come Camporini. Non so se Camporini chiederà scusa, rettificherà o, orgoglioso, opterà per rivendicare in taluni salotti le sue esternazioni su Bergoglio. Che sia legato agli ambienti atlantisti non è un segreto. Camporini fu consulente del ministro degli Affari Esteri Frattini, quel ministro che, in barba al diritto internazionale e all’interesse nazionale, avallò i bombardamenti americani e francesi sulla Libia, dicono le malelingue, per aggraziarsi la Nato nella speranza di diventare un giorno Segretario generale. Sospetto, tra l’altro, che viene sollevato anche su Mario Draghi oggi più atlantista persino di Biden.
Camporini, alle politiche del 2018, si è candidato per +Europa, una delle liste più atlantiste ed europeiste del panorama politico italiano, posto che per me atlantismo ed europeismo, mai come oggi, dovrebbero essere concetti antitetici. Camporini, dunque, è legittimo considerarlo non solo un importante generale ma anche un potenziale politico, non eletto nel 2018 ma chissà, eleggibile alle prossime elezioni. E quindi le sue dichiarazioni su Bergoglio probabilmente non sono una semplice gaffe e si aggiungono al trattamento sorprendente subito da Francesco. «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» sebbene, ultimamente, qualcuno li considera poveri illusi che dovrebbero prendere ripetizioni di italiano.