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Oltre la pandemia: la “strage colposa” in Italia e le responsabilità della politica

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Dopo l'ordinanza da parte di Regione Lombardia di indossare mascherine protettive cittadini un signore anziano in bicicletta per il centro con mascherina a Milano, 5 aprile 2020.ANSA/Mourad Balti Touati

Oltre la pandemia: la “strage colposa” in Italia e le responsabilità della politica

L’emergenza Coronavirus in Italia ha mostrato un fatto incontestabile: la presenza di un buco, di un fossato, di una voragine che progressivamente è stata scavata in questo Paese attraverso il concorso di una molteplicità di fattori, primi fra i quali: l’incompetenza della politica, l’inesperienza di certi governatori, le “trame” su cui adesso i magistrati devono indagare. Quasi nulla è sfuggito all’attenzione dei cittadini più attenti. Informati tramite le pagine dei giornali, saltando, navigando, scansando innumerevoli fake news e insulsaggini che in una situazione come questa dovevano essere evitate. Una catastrofe per la cittadinanza. Non solo per la dignità della stampa e del governo in carica.

Dall’inizio dell’emergenza abbiamo assistito a un ambaradàn di accuse reciproche, confusione, disordine che di fatto ed evidentemente ha permesso a questo virus di crescere su scala esponenziale, conducendo una regione florida come la Lombardia sull’orlo dell’abisso. Quasi tutti abbiamo visto l’immagine di Claudia, 33 anni, in prima pagina sulla Repubblica il 4 aprile. Una donna di 33 anni, anestesista in un ospedale di Bergamo, che sembra dimostrarne venti di più. Chiunque abbia una certa familiarità con certe immagini non può che sentire il peso di rievocazioni scomode, riferibili a un passato che ha nel suo centro l’annichilimento dell’umano. In Lombardia in quest’ultimo mese, al di là dell’arrivo di un nuovo agente patogeno, si è di fatto consumato questo: una strage colposa. Che ha lasciato tutti inorriditi. Da Nord a Sud.

Chi è responsabile di un’infezione che ha travalicato gli argini imputabili alla malattia di per sé, contribuendo a creare una condizione di pandemia, dovrà pagare per queste colpe. Della disorganizzazione, della omissione di protezione che si è consumata negli ospedali e nelle case di riposo. Del risucchio, del vortice che si è creato. Praticamente dell’inferno. Dei corpi abbandonati, dei pazienti non curati, lasciati “affogare”, non consolati in un sistema che è di fatto imploso su sé stesso. Trascinandosi dietro pazienti e medici. Chi di noi, dopo aver visto l’immagine della dottoressa di Bergamo, vorrebbe mai essere curato da personale ridotto in simili condizioni? Chi? È una vergogna, di cui oggi la politica ha ampia responsabilità. Dopo anni di tagli sul personale, sulle strutture, il sistema è stato minato alle sue basi, alle fondamenta. Ed è su questo che va portata l’attenzione, al di là dei provvedimenti e delle misure prese sul momento.

L’organizzazione di gabinetti di guerra non porterà ad alcun risultato positivo perché, date le circostanze, le categorie utilizzate da questo governo per “interpretare” la realtà sono prevalentemente sbagliate. L’esercito è in grado di “riparare” le inadempienze, le carenze a carico della sanità pubblica? Hanno considerato la possibilità di manovre eversive a carico dello Stato e contro la cittadinanza? E lo studio pubblicato da alcuni scienziati presso l’Università di Harvard che evidenzia le numerose mancanze del sistema governativo lombardo? Le hanno viste o no?

E allora perché continuare a tentennare, a confondere la cittadinanza, a seminare scompiglio con notizie poco chiare? Perché membri della Protezione civile e del Consiglio superiore di sanità, come Borrelli e Locatelli, dicono di non usare le protezioni sanitarie “contestando” i presidenti di regione che decidono il contrario? È responsabilità questa? In quale “fossa” pensa di gettarci lo Stato? Affidandoci a quali organi “protettivi”? È evidente che la malattia spadroneggia dove la cura non funziona. Evidentissimo. Per cui non si arrabbino al governo se i cittadini vogliono uscire. Sentono probabilmente di essere retti da “idioti”, da gente non credibile, inaffidabile. Hanno letto al governo l’articolo di Gad Lerner pubblicato su Repubblica qualche giorno fa? Sulle responsabilità dei politici nel non tutelare la salute del personale sanitario e dei pazienti? Se ne occupino e capiranno le ragioni dello “sprofondo”, dell’imbottigliamento che ha trasformato gli ospedali in luoghi “appestati” più che di cura. È accaduto in Lombardia.

 

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3. “In Lombardia non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione”: parla a TPI il presidente di Confindustria Lombardia /4.“Il fallimento della politica sanitaria lombarda. Vi racconto cosa è successo quel 23 febbraio ad Alzano”: lettera di un operatore sanitario di una struttura Covid a Bergamo

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