Mussolini, se puoi dire certe idiozie su Segre è grazie a chi ha liberato l’Italia da tuo nonno
Il pregiudizio di cui parla Alessandra Mussolini è un buco nero di lutti e di orrore che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, meriterebbe solo un po’ di contrito silenzio e di rispetto. Il commento di Giulio Cavalli
La Mussolini attacca Liliana Segre: occorrerebbe invece silenzio e rispetto
Tra gli insozzamenti che sono piovuto addosso a questa Giornata della Memoria, falcidiata dalle scritte sui muri di casa dei figli di ex deportati, dalle vetrine spaccate a bariste italiani colpevoli di essere nere e auguri di apertura dei forni crematori, sbuca con prepotenza Alessandra Mussolini, politica nota per il cognome e poco altro, che ieri ha pensato bene di scagliarsi contro Liliana Segre con un’improbabile accusa: dice la Mussolini che Liliana Segre sarebbe colpevole di “fomentare l’odio contro il fascismo”, dice che la senatrice a vita rischierebbe di trasformarsi “da nonnina a strega di Biancaneve” e parla addirittura di “odio e di pregiudizio” contro il fascismo.
Sia chiaro, che la Mussolini sia parente di Mussolini (è la sua unica caratteristica politica, del resto) e che sappia parlare solo di Mussolini (fallendo ripetutamente il tentativo di raccoglierne l’eredità, per fortuna della democrazia) è una cosa risaputa: i feticci del fascismo possono essere statuette, magliette, bandiere o candidati politici.
C’è però un aspetto fondamentale nelle dichiarazioni di Alessandra Mussolini che risplende in tutta la sua stupidità: rivendere per pacificazione un continuo revisionismo storico è un trucchetto che funziona soprattutto in questi tempi confusi e di fascismo di ritorno.
Svetta però Liliana Segre (che ha l’onere di dovere rappresentare i guardiani della memoria come se non avesse già dato abbastanza nella sua vita) che con la sua proverbiale calma (che è la calma di chi sa di essere dalla parte giusta della Storia) risponde tono su tono ai deliri di negazionismi e revisionisti vari.
L’errore di fondo nelle parole di Mussolini sta proprio nel ritenere un pregiudizio ciò che la Storia invece ha raccontato in tutte le sue forme: cosa sia stato il fascismo lo raccontano i tatuaggi sulle braccia dei sopravvissuti nei campi di sterminio, lo raccontano i cadaveri, molti, moltissimi, che non sono tornati dalle proprie famiglie e lo racconta una democrazia che è stata riconquistata con il sangue.
Il pregiudizio di cui parla Alessandra Mussolini è un buco nero di lutti e di orrore che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, meriterebbe solo un po’ di contrito silenzio e di rispetto. Anche, e soprattutto, dalla nipote di Mussolini, libera di dire castronerie grazie a quelli che hanno combattuto suo nonno.