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Criminalizza gli studenti e disprezza i poveri: il primo a essere rimandato dovrebbe essere il ministro Valditara (di L. Telese)

Immagine di copertina
Credit: Ansa

Dunque, per il ministro Valditara, dovrebbe andare così: sei nato povero, sei cresciuto allo Zen o a Tor Bella Monaca, o a Scampia, o a Barriera di Milano, e se non sei riuscito a trovare un lavoro, nella vita, ma nemmeno a prendere la licenza superiore (in alcuni casi nemmeno quella elementare) probabilmente sei già un analfabeta di ritorno. Sei a rischio di devianza o di criminalità, vivi di espedienti. Tuttavia hai (o avevi) i titoli per il reddito di cittadinanza, e questo ti ha cambiato la vita, non ti ha gettato in braccio alle mafie, ti ha dato una opportunità e forse un lampo di speranza.

Ma poi, un giorno, arriva il Ministro del Merito e ti dice: vergogna, non si fa cosi! Devi impegnarti a studiare. Altrimenti ti rimettiamo subito in mezzo ad una strada. Confesso che di Maria Antonietta che dicono meglio le brioches del pane, in questi anni ne abbiamo sentite tante. Ma il ministro Valditara batte tutti perché ci regala una variante inedita a metà fra la ferocia cattivista e la totale non conoscenza del problema. Ovvio che sarebbe meglio che nessuno abbandonasse la scuola dell’obbligo. Ovvio che sarebbe meglio che tutti potessero fare le scuole serali. Ma il ministro deve scegliere: o davvero arriva da Marte e non conosce il mondo reale. Oppure dovrebbe chiedersi come mai nell’Italia del terzo millennio qualcuno a vent’anni è ancora analfabeta.

E invece che fa Valditara? Minaccia. Il ministro dell’Istruzione – infatti – annuncia che vuole togliere il reddito di cittadinanza (o l’eventuale misura che lo sostituirà) per tutti i giovani che «abbiano illegalmente interrotto il loro percorso scolastico prima dei 16 anni o che, completato il percorso con titolo di studio superiore, non siano occupati o impegnati in aggiornamenti formativi». Fantastico. Verrebbe da chiedersi da dove arrivi Valditara.

Confesso che in tanti anni da cronista parlamentare non lo aveva mai incrociato. Che non ricordo una sua sola dichiarazione. Anonimo e grigio, prima di rivelarsi un nuovo dottor Stranamore. Gia, perché effettivamente, all’epoca, prima di assurgere agli allori ministeriali non ci regalava perle come quella (altra recente esternazione) che la pubblica gogna sarebbe un sentimento pedagogico ed educativo.

E nemmeno – ovviamente – quest’altra perla sul reddito: secondo i calcoli del ministero che ispirano questa esternazione, dunque, tra i percettori di reddito della fascia 18-29 anni ci sono 364.101 persone. Che colpo di scena: «Una scoperta sorprendente e inquietante» commenta Valditara, che subito dopo aggiunge: «Abbiamo scoperto che ben 11.290 possiedono soltanto la licenza elementare o addirittura nessun titolo, e altri 128.710 solo il titolo di licenza media».

Se si calcola che i giovani tra i 18 e i 29 anni sono oltre 6 milioni, i percettori di reddito di cittadinanza sono circa il 5%: non è chiaro – ascoltando le parole del ministro – se il governo voglia togliere il reddito a tutti i 364.101 mila giovani precettori non scolarizzati. E pare evidente che a Valditara non sembri importante studiare questi dati più nel dettaglio e capire meglio chi sono i ragazzi che hanno abbandonato la scuola, in quali città e in quali regioni vivano, e per quali motivi non abbiamo raggiunto il titolo di studio del ciclo dell’obbligo. Poco importa.

Valditara ha un altro obiettivo, e infatti spiega che vuole andare avanti con il suo progetto di taglio e che vuole lanciare un messaggio forte: «Questa è una proposta che mostra come la parola merito nella visione mia e del governo non sia un orpello retorico, ma costituisca un preciso indirizzo politico».

Poi – e sembra uno scherzo ma è tutto vero – addirittura se la prende con questi cittadini giovani e sfortunati disegnandogli addosso un profilo mostrificato: «Questi ragazzi – tuona – preferiscono percepire il reddito di cittadinanza anziché studiare e formarsi per costruire un proprio dignitoso progetto di vita. Il reddito collegato all’illegalità tollerata del mancato assolvimento dell’obbligo scolastico è inaccettabile moralmente: significherebbe – conclude il ministro – legittimare e addirittura premiare una violazione di legge».

Ed eccoci all’incrocio fra Maria Antonietta e la strega di Biancaneve: scambiando l’effetto per la causa, proprio lui, il ministro che dovrebbe impegnarsi per combattere l’evasione scolastica si accontenta di criminalizzare gli studenti che dovrebbe recuperare. È evidente che Valditara – ex forzista oggi leghista – non ha letto Don Milani, ma anche che non ha mai incontrato uno di questi ragazzi, non ha mai conosciuto uno dei giovani poveri su cui ama pontificare: «Sento dire che tagliare il reddito sarebbe disumano – conclude – a me pare disumano convivere con l’illegalità, calpestare il diritto allo studio, educare i ragazzi al mantenimento a spese della società piuttosto che a credere in loro stessi e alla possibilità di migliorare le loro condizioni di vita».

Forse bisognerebbe spiegare al ministro che nulla come l’Istruzione e la scolarità sono prodotto del contesto sociale. E che (come potrebbe spiegargli qualsiasi professore di una scuola di periferia) coercire spesso ha il significato (e il risultato) opposto di motivare. Ma in questa battaglia il ministro non è solo: è figlio di una cultura, di un clima.

Nel giro di pochi mesi tanti anni di disinformazione sul reddito producono i loro frutti, e un grottesco ribaltamento di senso: i poveri non sono più solo un problema in quanto poveri. E non sono nemmeno toccati dal beneficio della non colpevolezza. I poveri oggi diventano nemici sociali, profittatori, parassiti sociali da condannare e punire. Che tristezza. Il primo da rimandare perché non sa di cosa parla é proprio lui.

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