Toccatemi tutto ma non Giorgia: ecco il metodo Sallusti, elogi sperticati alla premier, insulti per tutti gli altri
Nelle redazioni di destra, tra tutte quella di Libero, la caduta del Conte II aveva decretato la fine del breve periodo d’opposizione e il ritorno alla solita vocazione accomodante. Prima sotto Draghi e poi con la vittoria di Meloni, Libero ha dovuto sfogare il fisiologico bisogno di critica su chiunque tentasse di alzare un dito contro il nuovo governo.
Stamattina è toccato a Roberto Saviano, che, uscito dalla prima udienza per diffamazione ai danni di Giorgia Meloni, che due anni fa aveva definito “bastarda” – insulto che noi condanniamo fermamente- ha ritenuto “singolare che uno scrittore sia processato per le sue parole, per quanto dure esse siano”.
Nonostante sia chiaro che Saviano sbagli e che non possa esistere il diritto di insultare liberamente, Alessandro Sallusti ha deciso di scatenare la propria furia contro lo scrittore. Guai a toccare Giorgia Meloni. Così, oggi Libero titolava: “Saviano bastardo”. Nel suo editoriale Sallusti si rivolge allo scrittore a suon di “pezzo di m.a”, “sommo bastardo”, “bullo”, “fai pena”.
Sarebbe bastato scrivere che Saviano avesse torto marcio. Invece nulla. Appena si nomina Giorgia Meloni, Sallusti viene accecato da un istinto primordiale di protezione per la sua amata premier. Saviano, però, non è stata la prima vittima del metodo Sallusti. Era già toccato a Roberto Scarpinato, reo di aver ricordato i rapporti tra Berlusconi e la mafia, definito da Filippo Facci un “pm fallito”, “un personaggio inquietante non solo per le sue barbe e le sembianze mefistofeliche”. E ad Antonio Scurati, sbattuto in prima pagina con l’appellativo di “uomo di M” e “principe dei rosiconi”. Ma l’attacco più divertente è toccato al governo francese. Appena eletta, la Meloni aveva incontrato il presidente francese Macron ed era partita la festa: “Pronti, via. Draghi e Macron dicono sì a Giorgia”, “incontro amichevole col presidente francese”.
Poi, con l’arrivo delle tre navi Ong e gli insulti, sconsiderati, del governo francese all’Italia, Sallusti e compagni hanno scoperto ciò che si sapeva da sempre: che in tema di migranti i francesi sono molto più nazionalisti di noi. Ed è partita la battaglia: “Sono pazzi questi francesi”, “I barbari sono (ancora) loro. Ecco le prove”, “Italiani disumani? I gendarmi di Macron tra sparatorie e pestaggi, hanno combinato di tutto per respingere gli immigrati”. Se servi a dare credibilità al governo, sei dei loro. Altrimenti ti riservano il solito trattamento.
In effetti, a pensarci bene, in Italia c’era un giornale che si esprimeva sullo stile di Saviano, tanto sgradito a Sallusti. Usciva ogni giorno con prime pagine piuttosto bizzarre: “Bastardi islamici”, “Salvini aggredito da una nera”, (Gli immigrati) Dopo la miseria portano le malattie”, “Comandano i terroni”, “Abbiamo liberato un’islamica”, “Stupro con coltellata a Roma. Adesso pure le negre”, “Patata bollente”, “Virus alla conquista del Sud”, “Omosessuali alla riscossa”, “Più patate, meno mimose”, “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Siamo andati a controllare il nome di questo giornale, che Sallusti sicuramente odierà, e abbiamo scoperto che il suo nome è Libero. Si tratterà di un caso di omonimia.
Per evitare che Sallusti si arrabbi ulteriormente, occorre sapere bene come Libero si sia rivolto alla nuova premier e cercare di imitarlo: Chioma biondo miele.
“La Meloni ieri era impeccabile nel suo tailleur pantalone blu navy con la camicia di seta in tinta, decollété nere…e ombretto grigio. Giorgia, che sta dimostrando di non sbagliare un colpo, ha scelto un completo firmato Giorgio Armani… Quando è tornata al Colle per ricevere l’incarico di premier dal capo dello Stato Sergio Mattarella, la Meloni non ha cambiato abito: ha sfoggiato lo stesso completo Armani…Solo le scarpe erano più alte, tacco 12 dorato. E ha ritoccato l’acconciatura: non più la coda di cavallo con le ciocche che le scendevano sul viso della mattina, ma la chioma biondo miele era liscia a sfiorarle la spalle. Stessi orecchini a stella luminosi”.
La Signora di Ferro.
“Così da oggi l’Italia ha la sua ‘Iron Lady’, una Signora di Ferro che in comune con Margaret Thatcher non ha solo una determinazione ignota ai colleghi maschi, la spinta data dalla molla delle origini umili e l’essere diventata la prima donna premier del proprio Paese, ma una solida cultura conservatrice, da cui attinge le proprie idee di governo. Un leader cresciuto a pane e politica che ora ha tutto per diventare una figura istituzionale di livello alto come il discorso che ha fatto ieri…Il suo messaggio, dentro e fuori i confini nazionali, è che questo governo è guidato non da un’anomalia della Storia, ma da un vero conservatore atlantico. Un leader che sa che la soluzione più facile di rado è quella giusta”.
“Giorgia col passo deciso e l’anima tremante. Davanti, certo, Ma non sola. Non una donna sola al comando. A chi somiglia tra i personaggi della “compagnia dell’Anello” di Tolkien, che come tutti i militanti-fratelli-amici della sezione romana di Colle Oppio venera come una profezia? Ma sì: lei è Frodo, la piccola statura e l’altezza dell’intelligenza, la determinazione fino alla cocciutaggine, il coraggio fisico che sfida orchi e poteri truci. […] Urla ma non si sovrappone, studia le cose da dire, non quelle che sarebbe opportuno ripetere. Ingenua o pura, vedete voi. Quando promette qualcosa, Giorgia, come Muzio Scevola, appoggerebbe la mano (destra, ovvio) sul braciere. […] La sua storia è bellissima, come il suo presente”.
Ecco. Rivolgetevi così a Giorgia Meloni. Siate accomodanti, gentili, un po’ ruffiani. Siate Sallusti.