Meno male che c’è Giorgetti (di G. Gambino)
In una qualunque altra nazione al mondo la figura di Giancarlo Giorgetti, “potentissimo” ministro dello Sviluppo economico, verrebbe politicamente considerata al più di media statura. Non ha mai mostrato carisma, non è un gran comunicatore, è sempre stato il numero due di qualcun altro. E invece, nel nostro paese, il numero due della Lega viene considerato da molti, e raccontato dai più, uomo centrale per la tenuta degli equilibri di potere. “Abile mediatore” e “scaltro negoziatore”, profondo “conoscitore dei processi economici del nostro paese”.
Appena ieri “potentissimo sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio”, oggi più che “potentissimo” titolare del Mise. Una specie di extra-terrestre, a sentire tg, talk televisivi e giornali.
Quando glielo fanno notare lui minimizza («Ma non è vero!», la sua replica), naturalmente con ciò volendo dire l’esatto opposto e quindi volendo far capire che sia tutto vero.
Così, da un po’ di tempo a questa parte, il commercialista da Cazzago Brabbia (Varese) laureato alla Bocconi viene descritto dalla stampa italiana in modo quasi unanime come l’eminenza grigia leghista pleni-potenziaria capace di incidere e di far quadrare i conti nelle discussioni decisive sulla legge di bilancio. E come uno fra i pochi in grado di far ragionare quel “populista” (che a dirlo non sfiguri mai) del segretario leghista Matteo Salvini quando quest’ultimo perde la testa.
“Diciamo che… dobbiamo ritenerci molto fortunati se c’è Giorgetti”. Il tutto, ça va sans dire, senza che nessuno spieghi seriamente il perché, o anche solo come la pensi quest’uomo su alcune fra le questioni più importanti per il nostro paese.
E invece no, sempre frasi strappate a mezza bocca, perché lui è così, prendere o lasciare, e l’alone di mistero che circonda G.G. è sufficiente a giustificare la descrizione che se ne fa.Va certo detto che nell’apoteosi di questo Governo, dove anche il peggiore dei miracolati tra ministri e sottosegretari viene considerato al pari di Madre Teresa di Calcutta per il solo fatto di farne parte, uno come G.G. si è impegnato parecchio per entrare nel club degli intoccabili.G.G. infatti va d’amore e d’accordo con Draghi, cena una volta a settimana con Di Maio e soprattutto ora s’è fatto la sua corrente.Ma andiamo con ordine: di SuperMario non c’è giorno che Giorgetti non ne elogi gesta e prodezze, di fatto è il suo spin doctor e anche portavoce non richiesto. Con il ministro degli Esteri c’è un rapporto molto stretto (tanto da far ingelosire Salvini) e di sovente anche un interessamento reciproco su più fronti.
E poi Giorgetti ha il supporto dei leghisti che guidano il nord, vedi alla voce Fedriga, da molti ritenuto un papabile leader alla guida del Carroccio.Chiunque governi e abbia potere, lui c’è.Intesse relazioni (ora anche oltre Oceano), dialoga con le parti pure quando non gli competerebbe farlo, e fa di tutto per rendersi necessario agli occhi dell’esecutivo e dei leghisti. Insomma G.G. piace a tutti perché, letteralmente, serve il potere.E poi è “saggio”, soprattutto. Di nomea e di fatto: Giorgetti si è venduto talmente bene negli anni da essere indicato, all’epoca, come uno fra i 10 “saggi” di Napolitano.
Oggi, mentre continua a elargire la sua saggezza, con la sua truppa leghista tenta pure di scavare la fossa a Salvini, in uno stillicidio a suon di colpi bassi. Un esempio? La storia che trovate a partire dalla pagina seguente, un regolamento di conti che imbarazza il ministro per il coinvolgimento della figlia negli affari con l’ex socio del padre, il leghista Gianluca Pini. Oggi più di ieri, meno male che c’è Giorgetti.
Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui