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La folle estate italiana tra lo sberleffo della Patrimoniale e il Nirvana della Flat tax

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La maggioranza vota con l’opposizione un’imposta sui patrimoni oltre 500mila euro. Senza accorgersene. Ma poi approva la delega fiscale che spinge all’aliquota fissa. Una volta la Destra sociale parlava di redistribuzione. Oggi invece la Meloni equipara le tasse al “pizzo”

Nell’estate di Barbie con le Birkenstock e dell’inflazione a doppia cifra per la sdraio in spiaggia, ci sta bene lo sberleffo della patrimoniale. Avvolto nella misteriosa sigla europea di “Next Generation Tax”, la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a valutare l’introduzione di un’imposta sui patrimoni superiori al mezzo milione di euro per finanziare progetti contro la dispersione scolastica. La patrimoniale! Tutti d’accordo, da non credere.

La Camera vota il testo di Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, che i distratti sodali di Giorgia Meloni non capiscono perché non leggono e non stanno attenti alle indicazioni della leader già alle prese con quei fenomeni “meteorologici” che devastano città e incendiano pianure e con i guai combinati dalla sua manager preferita Giuseppina Di Foggia, da poco nominata amministratrice delegata di Terna, che con un paio di mosse sconsiderate ha affondato il titolo di una delle più belle imprese di Stato. Naturalmente Palazzo Chigi ha negato di aver mai pensato alla patrimoniale, tantomeno nella delega fiscale appena varata che ci porterà, se ci porterà, nel Nirvana della flat tax.

Ma se la destra sociale avesse ancora un cuore ci potrebbe stare una tassa sui patrimoni più ricchi, immobili, plusvalenze finanziarie, liquidità, depositi, beni di lusso. Invece l’egemonia culturale nella destra di governo è stata conquistata dalla corrente Twiga e i reduci di Colle Oppio li tengono buoni con un po’ di folclore. In Italia la parola” patrimoniale “non si può usare perché non sta bene, fa perdere voti, è roba da comunisti, secondo le versioni più stupide che circolano nel mondo politico e giornalistico. Il ricorso a una tassa sui patrimoni non è una follia, è una strada verso una maggior giustizia fiscale e sociale. L’hanno utilizzata molti governi ed è teorizzata da capitalisti americani ed europei.

Bill Gates, fondatore di Microsoft, è favorevole a cambiare la legislazione per contrastare la crescente diseguaglianza fra i super-ricchi e il resto della popolazione. Ha dichiarato: «Il sistema fiscale deve prelevare una quota più alta da chi ha una grande ricchezza, queste fortune non provengono da redditi ordinari, quindi si può pensare alle aliquote sui capital gains e a imposte patrimoniali per realizzare più equità». Anche Warren Buffett, l’oracolo di Omaha, un mago di Wall Street, concorda: «I ricchi sono sicuramente sotto tassati rispetto alla popolazione in generale». Negli Stati Uniti, dove i miliardari compassionevoli proliferano ma spesso predicano e basta, in coincidenza con la pandemia si è discusso di aumentare il prelievo fiscale sui patrimoni miliardari per favorire la riconversione dell’economia con il New Green Deal.

Il presidente Joe Biden vuole finanziare per 25 anni l’assistenza sanitaria pubblica per gli anziani con una tassa minima del 25% sui redditi dei ventimila cittadini con un patrimonio superiore ai 100 milioni di dollari. In Europa la patrimoniale è stata usata per contrastare emergenze, per finanziare grandi progetti, per importanti operazioni di bilancio o di sistema, spesso per iniziative solidali. In Francia durante il primo mandato del presidente socialista Francois Mitterand fu introdotta una “patrimoniale di solidarietà”, a tempo. Sempre per solidarietà in Germania nel 1991, due anni dopo la caduta del Muro di Berlino, il governo federale approvò il Solidaritatszuschlag, che i cittadini abbreviarono in Soli, una sovrattassa straordinaria sull’Irpef e sui redditi di impresa del 5,5%. Furono raccolti circa 350 miliardi di euro a favore dei tedeschi dell’ex Germania dell’Est e solo nel 2021 la tassa fu ridimensionata ma non cancellata del tutto.

Da noi, niente. Nel 2020, nel pieno della crisi da Covid-19, il capogruppo del Pd Graziano Del Rio propose un piano contro la povertà crescente: un prelievo straordinario, con un contributo di solidarietà che sarebbe stato devoluto da 800mila contribuenti con un reddito minimo dagli 80mila euro in su. Apriti cielo. «La patrimoniale è un furto», reagì Meloni. Adesso equipara le tasse al “pizzo”.

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