Gli haters di Mattarella indagati e l’odio social finalmente perseguito
E quindi, alla fine, ovviamente si è mossa la Procura di Roma: undici persone indagate per i reati di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e per istigazione a delinquere. Certo, sono solo una goccia nel mare dei leoni da tastiera che ogni giorno latrano sui social, inconsapevoli di non essere in una zona in cui vige il “liberi tutti”.
Sono quelli che, per farsi notare (e apprezzare) e per coprire l’evidente mancanza di idee, hanno bisogno di esprimere violenza, quelli che vedono una regia di poteri forti dietro ogni decisione ma che sprecano le loro energie per veicolare odio verso le persone anziché prendersi la briga di svelarci gli arcani misteri e argomentare le loro tesi.
Ah, sorpresa che non è una sorpresa: tre di loro gravitano in ambienti di estrema destra a trazione sovranista, quel neofascismo 2.0 che usa i social come manganelli e che fa della proliferazione dell’odio la propria missione, nonché il termometro per valutare la propria popolarità.
Così – insieme a un pensionato, un ottico, uno studente e un impiegato amministrativo (che presumibilmente frigneranno di avere esagerato, di essere “sotto pressione”, di avere sfogato “altri problemi” come accade quasi sempre – cogliamo anche due punti di riferimento di certa destra che godono invece perfino di una certa credibilità pubblica (nei loro ambienti): il “professore” Marco Gervasoni e la “giornalista” Francesca Totolo.
Il primo è molto amato – lo dicono le carte dell’indagine – da gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social russa VKontakte ed è diventato “famoso” per i suoi post antisemiti (per cui ha perso anche una sua collaborazione con la Luiss, dove insegnava Storia comparata dei sistemi politici, pensa un po’).
Totolo è collaboratrice del giornale di Casapound, il “Primato nazionale” (nome azzeccatissimo, di specie), e ci rallegra con tesi di sostituzione etnica sull’immigrazione ordita da Soros e compagnia. Ora diranno e pretenderanno pure di essere “prigionieri politici” nel loro mondo immaginario in cui la violenza diventa un’opinione e il diritto di essere offensivi dovrebbe essere sancito dalla Costituzione.
Lo spessore politico? “Armiamoci e andiamo ad ammazzare quel figlio di tr**a”, “ti auguro di morire male”, “non vedo l’ora che ci sia il tuo funerale”, “pezzo di m**da, ti voglio vedere morto”. Il livello è questo qui. Le “idee” che difendono sono cose così. Ora aspettiamoci gli appelli alla “libertà di opinione”.
Leggi anche: Crisi di governo, battaglia sugli sbarchi e mojito: la prevedibile estate di Salvini per inseguire la Meloni