Mario Draghi ha perso il “Whatever It Takes”
Ormai Super Mario non ha più il tocco magico né la soluzione ai problemi del Paese: l'analisi di Adam J. Tooze, professore alla Columbia University e direttore dell'Istituto europeo, sul Foreign Policy
Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio italiano ed ex governatore della Banca centrale europea (Bce), contribuì a salvare l’euro con il suo famoso motto “Whatever It Takes”. Oggi nella zona euro le acque si sono calmate.
In Italia, invece, il debito pubblico pesa parecchio sul futuro della moneta unica. Circa un anno fa, quando fu incaricato di salire a Palazzo Chigi, molti speravano che Draghi avrebbe impresso a Roma lo stesso genere di cambiamento che era riuscito a imporre alla Germania dalla sede della Bce a Francoforte. Adesso ci si chiede se prolungherà la propria permanenza ai vertici della politica italiana traslocando al Quirinale. La posta in gioco nella corsa alla Presidenza della Repubblica va ben oltre il personaggio in sé e le sue competenze tecniche. L’intera vicenda va vista come l’ultimo round di una lotta lunga dieci anni per riconciliare la posizione dell’Italia come membro effettivo del club europeo – e dell’euro – con le mutevoli correnti della democrazia italiana. Non è garantito che, con o senza Draghi al timone, le contraddizioni dell’Italia – e con esse quelle europee – possano essere ancora gestibili.
In passato, Draghi ha usato il potere della Banca centrale per ammansire i mercati obbligazionari. Molto meno chiaro è se sarà capace di usare le leve del potere politico disponibili a Roma per affrontare e risolvere il problema fondamentale dell’inadeguata crescita dell’Italia. La Costituzione sembra affidare alla Presidenza della Repubblica una funzione di rappresentanza. Il potere esecutivo è nelle mani del Presidente del Consiglio. Dagli anni Novanta, tuttavia, il Quirinale ha assunto un ruolo di gran lunga più rilevante…
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