L’ombra di Marine Le Pen sulle strategie Ue anti-Putin
Il dilemma dell’embargo sul gas russo è il tema in apertura stamattina su Le Monde: “Dopo 42 giorni di guerra e la scoperta di atrocità, la necessità di mettere fine alle importazioni di gas dalla Russia si fa più pressante”, sottolinea il quotidiano, che mette in rilievo, nel suo editoriale, le parole del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, secondo cui non è più questione di se ma di quando. Eppure, “i 27 esitano ancora a giocare questa carta decisiva”, e cosi’ “gli europei continuano a finanziare, pur con riluttanza, la guerra di Putin in Ucraina”, sottolinea il quotidiano. Ma anche se “l’attuazione di un embargo sul gas è complessa” e “per gli europei significa correre il rischio di rompere il fronte comune” dato che “non tutti hanno lo stesso grado di dipendenza dalle importazioni dalla Russia”, secondo Le Monde occorre rompere gli indugi perché “il proseguimento della guerra, al di là del disastro umanitario che provoca, ha anche un costo economico. Gli europei non hanno nulla da guadagnare da una situazione di stallo nel conflitto, che manterrà forti tensioni sui prezzi dell’energia e un’instabilità dei carburanti dannosa per l’andamento degli affari”.
Ma perché l’autorevole quotidiano francese ha tutta questa fretta? Dietro a tutto questo c’è il timore che con il possibile arrivo della filorussa Marine Le Pen alla guida della Francia possano cambiare gli equilibri geopolitici, ovviamente a favore di Vladimir Putin. Per questo tutta l’Europa vuole accelerare sulle sanzioni tanto che nei giorni scorsi, secondo indiscrezioni intelligence, ci sarebbero già state delle telefonate in tal senso tra i principali attori internazionali della strategia anti Putin: Mario Draghi, Joe Biden, Boris Johnson e il premier tedesco Sholz. Insomma, si sta preparando un vero un vero e proprio cordone sanitario in seno all’Europa e alla Nato in caso di ribaltone all’Eliseo. Meglio fare presto con le sanzioni: la sempre più probabile vittoria della Le Pen potrebbe cambiare gli equilibri geopolitici dell’intero conflitto, visto il peso di una potenza come la Francia all’interno dello scacchiere occidentale. Il rischio è che il nuovo inquilino dell’Eliseo possa comunque mettersi di traverso alle strategie fin qui adottate. Un rischio che gli altri partner occidentali non vogliono assolutamente correre.
“Se fosse eletta – ha ricordato recentemente il think tank Terranova – la Presidente della Repubblica francese sarebbe una persona che dipenderà finanziariamente dall’entourage di Putin per tutta la durata del mandato”. La Le Pen infatti per la precedente campagna elettorale deve 8 milioni alla società russa Aviazapchast (debito dilazionato fino al 2028), mentre per quella attuale è in debito di 10,6 milioni con una banca ungherese. Dalla padella alla brace.