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Basta scuse: combattere il contante e incentivare la moneta digitale è giusto

Immagine di copertina
Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Quella appena varata dal Governo è una manovra costruita strutturalmente contro gli evasori fiscali. Il commento di Luca Telese

Finalmente una manovra costruita contro gli evasori fiscali

Ben venga la manovra taglia-evasori. In fondo, a parte qualche piccolo difetto, qualche piccola eccessiva prudenza, qualche piccola complicazione tecnica di dettaglio, questa manovra ha un merito: è la prima vera manovra costruita strutturalmente contro gli evasori. Con una punta di timidezza, se volete, con un po’ di freno a mano tirato per effetto dei veti di alcuni alleati (almeno rispetto a quello che vorrei io, se rendo l’idea) e con qualche compromesso di troppo con Italia Viva e quella parte dei grillini che mal sopportavano questo giro di vite.

Con tutto questo, certo. Ma la linea di direzione è chiara e giusta. La linea di marcia – infatti – poggia su due pilastri che già sono stati sollevati, ed un terzo che arriverà tra poco. Ovvero: 1) incentivi a tappeto sulla moneta digitale, e sui pagamenti elettronici; 2) limitazione all’uso del contante e dulcis in fundo; 3) carcere per i grandi evasori (cosa prevede la manovra).

Un insieme di provvedimenti che finalmente danno un segnale univoco, esattamente come l’aumento al limite di contante (governi di centrodestra e Renzi) e l’abbassamento delle pene per i reati di evasione (governi di centrodestra e Renzi) erano la strizzatina d’occhio all’evasore, un modo per dirgli: “Vai”.

Tuttavia questo governo sceglie, e a mio parere sceglie bene, quando – finalmente – aggiunge ai fatti che abbiamo appena ricordato una doppia sanzione su chi non si dota dei bancomat (già obbligatori per legge). Pensate all’assurdo del regime appena decaduto (anche questo un capolavoro ereditato dai passati governi) secondo cui il bancomat era sì obbligatorio, ma se non lo avevi non c’era sanzione. La risposta che ti sentivi dare, quando volevi pagare per via digitale anche dei ricchi liberi professionisti era immancabilmente: non lo ho…. è rotto…. stamattina non c’è la linea.

Il sabotaggio di stato del bancomat in Italia (mentre nel resto del mondo siamo alle monete digitali, ed in Cina all’elemosina elargita con il telefonino e un cenno della mano!) era: ma gli anziani non capiranno. Questi fantomatici anziani erano già un cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi. Che in una (per me memorabile) conferenza stampa a domanda diretta sul tema mi rispose: “Scusi, ma possiamo criminalizzare un pensionato che si ritrova duemila euro nel portafoglio?”.

Queste figure mitologiche e improbabili sono state negli anni il cavallo di battaglia del partito trasversale filo-evasori: il pensionato con il portafoglio pieno di soldi, e il libero professionista che deve evadere, altrimenti non riesce a tenere aperto lo studio. Primari d’oro, grandi avvocati (tanto per fare degli esempi) che – poverini – visitavano e ricevevano – non potevano pagare le tasse sulle loro prestazioni professionali. Settantenni che – a detta del partito filo-evasori – dovrebbero essere autorizzati a girare foderati di soldi come dei contrabbandieri. Balle.

Chi mai ha tre volte il suo stipendio medio nel portafoglio? Da domani se non hai il pos (e giustamente dico io) ti prendi una doppia multa: 30 euro fissi, è una cifra a percentuale sull’importo. Si dirà: è meno di quello che si paga parcheggiando senza tagliando sulle strisce blu di una città metropolitana. Vero. Ma prendine una al giorno, di queste multe, e poi ne riparliamo.

Litigando a Quarta Repubblica con Alessandro Sallusti, mi sono sentito fare questo esempio: “Gli evasori sono troppi, siete degli stupidi, perché sessantamila condannati non riuscirebbero ad entrare nemmeno nelle nostre carceri già troppo popolare”. Argomentazione davvero surreale in punta di diritto: quindi se ci fossero seimila stupratori non bisognerebbe condannarli, perché poi dove li mettiamo?

C’è una campagna ideologica straordinaria per difendere l’evasione, addobbandola con aggettivi attenuativi. L’evasione in Italia è sempre “di necessità”, è una risposta al fisco, è inevitabile – a sentir loro – come la pioggia o le maree. Invece è il vestito dei malfattori, dei disonesti e delle camorre, che proprio per quel che fanno hanno bisogno di margini alti.

Bene fa, dunque, il ministro Roberto Gualtieri, che ha iscritto nella manovra l’obiettivo ambizioso dei sette miliardi. Bene fa a inserire la sanzione sui pos, bene fa a negoziare le commissioni con le banche (sulle transazioni alte sono già bassi), bene fa ad abbassare le soglie di punibilità, bene fa a collocare in fondo a questo tunnel le sbarre del carcere.

Recentemente hanno condannato per rapina aggravata un signore torinese che aveva rubato due bottiglie (due!) e condannato a due anni un altro signore che aveva rubato semola sigarette (due anni). E io ho dovuto “rubare” il portafoglio del mio amico Nicola Porro – nello studio di Quarta Repubblica – per spiegare che se prendo nella tasca di Nicola il suo portamonete (indipendentemente da quanto c’è dentro) e gli dico: “Mollalo, rocco bastardo” commetto un furto aggravato dall’ingiuria. Ma, se poi – fino a questa manovra – rubavo evadendo 250mila euro a tutti noi, non rischiavo nulla.

Altra balla straordinaria: ma il piccolo imprenditore che non riesce a pagare l’Iva e l’Irpef che dichiara come fa? Risposta banale: quell’imprenditore, anche se non versasse un centesimo non rientra in questo giro di vite. Non è evasore perché quell’Iva la dichiara. Quindi il problema non è pagare o meno – ma dare dichiarazione mendace. Il problema non è non avere liquidità, ma sommergersi e far sparire.

Per questo è giusto che si arrivi alla pena. E per lo stesso motivo il piccolo aggravio di cedolare per gli affitti concordati non mi pare utile. Per lo stesso motivo attenuare l’efficacia della nuova soglia sull’uso del contante (subito 2.000 euro, solo dopo due anni 3.000 euro) è un errore. Per lo stesso motivo credo che non serva attenuare le detrazioni in base al reddito, perché comunque quando dichiaro è vero che ottengo uno sconto dallo Stato, ma è vero anche che combatto il primo amico degli evasori e del partito filo-evasori: il contante nero dove i profitti scompaiono.

Il premier Giuseppe Conte ha fortemente voluto – insieme a Gualtieri – questa offensiva anti-evasione. E il Corriere oggi ha pubblicato un lungo sms del premier che dice ai suoi alleati: “Mi prendo io la responsabilità di farlo”. È un semplice gesto, che però mancava da tempo nel labirinto del Palazzo.

Cosa prevede la manovra varata dal governo
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