La mancata candidatura di Conte apre le prime crepe nel Pd: Letta di nuovo nel mirino dei dem
Al Nazareno, il giorno dopo “la colossale beffa” (così la definisce un parlamentare dem), ci si lecca le ferite, occhi bassi e nessuna dichiarazione pubblica. Peraltro ieri Enrico Letta si è ben guardato dal rilasciare dichiarazioni in merito. Segno che al Nazareno c’è un problema.
E dire che ieri mattina l’accordo con Conte sembrava cosa fatta, qualche rilievo era venuto soltanto dal ministro Guerini che aveva avvertito i vertici del partito sulla impraticabilità della proposta ed i rischi ad essa connessi. Ma già nel primo pomeriggio TPI era in grado di rivelare che qualcosa non stava andando per il verso giusto e che la candidatura Conte era a forte rischio ripensamento. Poi a marcare il salto di qualità Carlo Calenda, che ha fiutato la grande (ed insperata) occasione per un ennesimo “bagno di visibilità”, riuscendo a demotivare completamente Giuseppe Conte.
A preoccupare ora al Nazareno sono i risvolti della battaglia persa. “Il re è nudo”, sostiene un senatore “abbiamo parlato per mesi di un campo largo ma nei fatti abbiamo lavorato per un piccolo cortile marginale. Unirsi a Conte (con buona pace di Bettini il suo più grande e forse unico estimatore) significa portarsi dietro solo una piccola minoranza dei gruppi parlamentari 5 Stelle. Inutile poi aggiungere che per il Quirinale, l’unica carta che ha il segretario è quella dell’incoronazione di Draghi, la più invisa dai suoi alla Camera ed in Senato. Se andassimo ad elezioni anticipate, il trionfo del centrodestra sarebbe assicurato, Pd e 5 Stelle insieme andrebbero incontro ad un flop colossale”.
Questo il vero retroscena delle ultime ore. Insomma, la segreteria Letta dopo i primi mesi di navigazione tranquilla (anche grazie ad un’insperata vittoria alle amministrative dovuta soprattutto all’incapacità delle attuali leadership di centrodestra) comincia a mostrare tutti i suoi limiti: “Diceva di voler scoprire le carte per il Quirinale solo a gennaio ma in realtà le ha già bruciate tutte” commenta un autorevole deputato dem, “a cominciare da quella prediletta, il Mattarella bis”.
Una totale imperizia che sta mettendo a repentaglio la credibilità dell’intero Pd. L’unico dirigente che ha conservato capacità di lettura dei fatti politici ed equilibrio è Lorenzo Guerini, il ministro della Difesa. Il tema vero è quanto durerà la sua pazienza.