In Lombardia non è più solo una questione di malagestione, ma di negazione della realtà
L’ultima ombra si consuma sul numero dei decessi. Sembra anche uno scherzo del destino se pensiamo che proprio sull’uso improprio dei morti i cari leghisti, giusto pochi giorni fa, avevano alzato un polverone perché non si potesse vedere attraverso la confusione come il governo lombardo insista nell’inanellare una figuraccia dopo l’altra in uno scontro che è diventato osceno perfino osservare da lontano. Qualcuno sta festeggiando il fatto che ieri in Lombardia non ci siano stati decessi (e diciamocelo, sarebbe una rincuorante notizia) eppure proprio oggi il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ha dichiarato, senza nemmeno un po’ di vergogna: “Dato ufficiale, ma da prendere con le pinze, la domenica la comunicazione dei dati non è precisa”.
Come a dirci: non sappiamo esattamente cosa sia successo ieri ma sappiamo che la domenica le comunicazioni potrebbero essere fallaci. Un’affermazione per niente rassicurante se si tiene conto che proprio su quei dati, che sono stati criticati fin dall’inizio dell’emergenza, si basa la progettazione delle aperture delle attività produttive e lo spazio di libertà concesso ai cittadini. La dichiarazione, passata piuttosto sotto traccia, fa il paio con l’ottimismo sventolato proprio ieri in conferenza stampa da Giulio Gallera che ci ha tenuto a faci sapere che “solo il 58% dei bergamaschi che hanno avuto sintomi è positivo al test sierologico, quindi una situazione meno allarmante di quella che i cittadini pensavano di avere” dopo avere detto che solo (ha proprio detto “solo”) 10mila operatori sanitari si sono contagiati. Ormai siamo oltre alla malagestione: qui siamo di fronte a una sfrontata negazione della realtà con perfino dei rivoli di presa in giro.
La strategia di Fontana, Gallera e compagnia cantante è quella di infilarsi in una narrazione tossica in cui chiunque si permetta di contestare la loro irresponsabile leggerezza viene bollato come un detrattore tout court. Del resto è lo stesso Gallera che ci ha spiegato l’indice di contagio con un alambicco dialettico degno del peggior venditore di pentole: a sentire lui si potrebbe perfino immaginare che nove donne incinte potrebbero fare un bambino in un mese, del resto. Così, per sminuire tutto, conti uno a condire le loro dichiarazioni di “solo” e di “con le pinze” come se bastasse questo (e mica i tamponi) per rassicurare i lombardi. Qui siamo oltre al paternalismo, qui siamo di fronte a una distorsione (sintomatica) della realtà per garantire la propria auto preservazione.
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