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Il governo si è fermato a Ciampino? (di A. Casu)

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Solo il treno in cui era a bordo il ministro Lollobrigida dei 16 in ritardo quel giorno si è fermato. Perchè la premier Meloni e il ministro Salvini non vengono in aula a rispondere della fermata “on demand” che ogni giorno che passa fa sempre più male al governo e al Paese

A distanza di due settimane dalla diffusione della notizia che ha fatto il giro del mondo della fermata straordinaria “on demand” richiesta dal ministro Francesco Lollobrigida a Ciampino la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Salvini non hanno ancora risposto all’interrogazione che, come Partito Democratico, abbiamo immediatamente rivolto ad entrambi per chiedere conto di quello che è effettivamente successo quel giorno. Intanto oggi apprendiamo da una nuova rivelazione del Fatto Quotidiano che quel giorno dei 16 treni in ritardo solo quello dove era a bordo l’esponente di punta di Fratelli d’Italia si sarebbe fermato. Una notizia che se confermata spazzerebbe via ogni residua incertezza circa l’assoluta straordinarietà ad personam della fermata. Nel frattempo finora in aula abbiamo sentito solo l’autodifesa del ministro e la risposta  del sottosegretario Tullio Ferrante che hanno generato ancora più dubbi perché non hanno detto niente sul tassello mancante, quello fondamentale: chi ha chiamato il ministro Lollobrigida per fare fermare il suo treno in ritardo esattamente nel punto da cui poi sarebbe potuto ripartire in auto blu per arrivare comunque a destinazione? E quel numero è a disposizione di tutte le cittadine e i cittadini o solo dei ministri del governo Meloni come lui?
Il tema non è il fatto che una volta fermato il treno anche gli altri cittadini potessero scegliere di scendere insieme a lui (e ci mancherebbe altro visto che l’articolo 16 della Costituzione è ancora in vigore), quello che ci interessa sapere è con chi ha parlato Lollobrigida e chi ha ordinato la fermata. E se è vero che il suo treno, tra quelli che quel giorno viaggiavano in ritardo, è stato l’unico a compiere una fermata extra, è giusto che i cittadini possano sapere il perché. La risposta a questa domanda non arriva e quando viene rivolta ai diretti interessati sembrano far tutti finta di non sentirla. Non solo, vengono meno anche le occasioni pubbliche di confronto parlamentare in cui poterla ribadire. L’informativa al ministro Salvini richiesta a gran voce dal primo minuto utile dal Partito Democratico con la capogruppo Chiara Braga durante l’ultima conferenza dei capogruppo oltre che più volte in aula con la reiterata richiesta che stiamo portando avanti intervenendo in ogni seduta insieme ai colleghi della commissione Trasporti Barbagallo, Morassut, Bakkali e Ghio non viene calendarizzata nonostante il sostegno di tutte le opposizioni, il question premier time originariamente previsto per il 13 dicembre, che avrebbe offerto finalmente l’occasione di interloquire direttamente con la premier, viene rinviato.
Il motivo è semplice: sono molti gli elementi che lasciano intendere che un passaggio ci sia stato, e negarlo non solo potrebbe essere confutato da documenti o testimonianze delle persone che ne sono a conoscenza ma non sarebbe nemmeno credibile agli occhi dell’opinione pubblica perché chi ha preso almeno una volta nella propria vita un treno sa benissimo che non è vero che basta chiedere a un capotreno di fermarlo per ottenerlo (e infatti stando a quanto dal ministro stesso dichiarato il capotreno non lo ha fatto nemmeno stavolta). E se la maggioranza sul punto non avesse davvero nulla da nascondere dovrebbe essere la prima a pretendere che possa essere fatta piena chiarezza di fronte al Parlamento e al Paese, immediatamente. Ma qui nasce il problema politico, la doppia lettura dell’evento da parte di Fratelli d’Italia e della Lega. Un’informativa in aula non solo richiederebbe al ministro Salvini di ricostruire la vicenda nella sua interezza ma imporrebbe anche a tutte le forze di maggioranza di intervenire e a quel punto come si concilierebbero la difesa di ufficio del partito della Premier che osanna Lollobrigida acclamandolo in aula e le critiche a mezza bocca della Lega che quando passa si volta dall’altra parte se non peggio come nel caso del vice presidente del Senato Centinaio arrivato a dire “per fortuna che non tutti fanno così sennò ci sarebbero ritardi in tutta Italia”?
E sono proprio i ritardi in tutta Italia a spaventare. Nemmeno nel cuore della più aspra polemica anti casta che Giorgia Meloni ha sempre cavalcato quando era all’opposizione, come quando chiedeva di “vendere gli aerei di stato per rimborsare i cittadini fregati dalle banche”, avrebbe mai pensato che una volta dall’altra parte si sarebbe dovuta trovare da premier a gestire uno scandalo che tocca direttamente un ministro del suo governo e del suo partito che in una vignetta satirica arriva ad essere ritratto su un aereo mentre indica dal finestrino il luogo dove vorrebbe che si fermasse, accusato di aver abusato di un servizio pubblico in modalità differenti da quelle previste e concesse per tutti gli altri cittadini. E di fronte a tutto questo il ministro Salvini resta ben distinto perchè sa benissimo che la fermata “on demand” di Lollobrigida è uno schiaffo in faccia per tantissimi cittadini ed elettori alle prese con i disservizi e i disagi che in questi mesi stanno crescendo e non ha nessuna intenzione di immolarsi per difendere l’indifendibile. Come riuscire a spiegarlo ad esempio alla pendolare di Milano che ha appena denunciato di esser stata licenziata perché per raggiungere il lavoro da Abbiategrasso col treno impiegava ogni giorno mediamente 4 ore invece dei 24 minuti necessari senza nessuna possibilità di fermare il treno per poter prendere un altro mezzo in grado di portarla a destinazione in tempo utile?
Quanto a lungo potranno entrambi continuare a governare insieme facendo finta che non li riguardi una vicenda che spacca in due il governo e il Paese? Il fuoco non è destinato a spegnersi. Siamo già andati oltre il dibattito tra addetti ai lavori, la fermata di Ciampino non esiste sulla tratta Roma-Napoli del Frecciarossa ma vive ogni giorno sul web, nei meme e nei reels che stanno spopolando sui social, si diffonde tra le persone, nei bar e alle fermate di treni che anche per via degli interventi in corso saranno inevitabilmente nel prossimo biennio sempre più spesso deviati e in ritardo. E tutti quelli che vorrebbero poter scendere penseranno, non posso farlo perchè non sono Lollobrigida. La crisi nei trasporti sta diventando emergenza, tocca e toccherà la carne viva di milioni di persone e avrebbe bisogno di un governo che smetta di accorgersene solo nei giorni in cui i Sindacati esercitano il diritto di sciopero.
Presto entrambi si renderanno conto che è inutile e pericoloso continuare a tenere la testa sotto la sabbia in attesa della fine della tempesta perché la tempesta non finirà, l’Italia ha bisogno di altro: aprire subito il confronto su quello che si deve fare per potenziare i servizi di trasporto pubblico e la comunicazione laddove ci sono disagi per i cittadini, mettere nella manovra le risorse che mancano per garantire a tutti e a tutte il diritto alla mobilità, rinnovare il contratto a chi ogni giorno sul lavoro affronta la frustrazione per i disservizi e, soprattutto, fugare tutti i dubbi sul fatto che ogni ministro del governo della Repubblica sia sempre al lavoro per mettere tutto se stesso al servizio della pubblica utilità. E non il contrario.
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