Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

È vero, ha ragione suo figlio: noi non ce la meritiamo Liliana Segre

Immagine di copertina
Liliana Segre. credit: Ansa Foto

Ma l’avreste mai immaginato, dico almeno dieci anni fa, che il figlio di una deportata dovesse scrivere a un quotidiano per difendere sua madre? Il commento di Giulio Cavalli

Poi arrivano, come pietre, le parole del figlio primogenito di Liliana Segre che restituisce il giusto peso ai fatti e alle parole, alle troppe parole che in questi giorni sono state vomitate stropicciando perfino il dolore di una deportata a Auschwitz come se davvero la politica e questi politici avessero il diritto di trasformare tutto in letame e chiacchericcio.

“Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare?”, ha scritto al Corriere della Sera Alberto Belli Paci e in queste poche domande c’è tutto il burrone tra le bambinate della nostra classe dirigente (?) e la realtà dei fatti, quella che si è fatta storia e che fatica a diventare memoria, quella che è impressa a fuoco nelle cicatrici dei vivi e nella sparizione dei morti.

Ma l’avreste mai immaginato, dico almeno dieci anni fa, che il figlio di una deportata dovesse scrivere a un quotidiano per difendere sua madre?

Avreste mai immaginato che questo gorgo che strumentalizza tutto, che sporca tutti senza ritegno, che confonde dolori reali e bugie per propaganda trovasse talmente tanto spazio da diventare una marea in grado anche di bagnare i sopravvissuti al razzismo, al fascismo e alle deportazioni?

Avreste mai immaginato una leader di centrodestra, in questo caso Giorgia Meloni, costretta a telefonare a Liliana Segre per provare a spiegarle (e spiegarci) che l’odio va condannato ma? Con quel “ma” sempre attaccato alle reazioni più indegne che dobbiamo sorbirci?

Avreste mai immaginato che un’orda di commentatori e cittadini (tutti con nome e cognome, tutti facilmente reperibili, molti addirittura dentro le stanze del Parlamento) potesse permettersi di immaginare la Segre disposta a mettere sul tavolo della politica la sua storia (e quel numero tatuato sul braccio) per favorire i giochetti di partito di quella o di quell’altra parte, come se davvero qui fuori ci interessi quello stolto bighellonare di questi miseri leader di miseri partiti?

Qui siamo oltre alla solita mancata connessione con la realtà: qui siamo allo stupro quotidiano della dignità, del dolore e della storia delle persone. Tutta questa losca agitazione per ottenere un po’ di consenso marcio da mettere in fienile nell’attesa delle proprie elezioni.

E ne escono malissimo tutti: ne escono male loro e purtroppo ne usciamo male anche noi.

Liliana Segre sull’astensione del centrodestra: “Credevo che la stagione dell’odio fosse finita, ma mi sbagliavo”
Liliana Segre sul voto: “Speravo nell’unanimità per questa cosa meravigliosa”
Liliana Segre e i 200 messaggi di odio che riceve ogni giorno
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)