“Non sono filo-Putin ma”: il nuovo motto dei leghisti che non riescono a condannare Mosca
Matteo Salvini ha provato a scrollarsi di dosso Putin. Non è andata benissimo, la foto del sindaco della città di Przemysl, Wojciech Bukan, che lo sbugiarda mostrandogli la sua maglietta inneggiante a Putin ha fatto il giro del mondo e ha provocato smottamenti anche all’interno della Lega. Ma l’operazione di prendere le distanze da Putin e dalla proiezione che su di lui hanno costruito i sovranisti in Europa è ancora lungi dal finire.
In un’intervista rilasciata a Repubblica il deputato leghista Vito Comencini ci fa sapere di essere a San Pietroburgo, città natale della moglie, e di avere una visione almeno un po’ strabica di quello che sta accadendo. Si dichiara pronto ad andare a recuperare i profughi «giunti dalle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk», facendoci intendere che i profughi ucraini non siano una priorità e ricalca la solita retorica leghista: «Difendo i valori della civiltà classico cristiana in Europa». Cosa ci sia di cristiano nel colpire i civili e nell’occupare un Paese rimane un insondabile mistero. Che dopo 20 giorni di guerra esista ancora un politico in Italia capace di rivendere Putin come incarnazione di un qualsiasi valore è la fotografia di una miopia umana, oltre che politica, che ci ha portato fin qui.
Ma non è tutto, Comencini riesce nella sua intervista anche a ridurre il valore delle vite umani alla percezione personale: «qui i ristoranti sono pieni, i negozi pure. Una signora, per sdrammatizzare, mi ha detto: “Vuol dire che per un po’ mangeremo patate e cavolfiori”». Capite il livello del dibattito? Qui siamo alla stregua di coloro che negavano il Covid perché «nessuno dei miei amici l’ha mai preso», per superficialità la frase ricorda molto Berlusconi che negava la crisi adducendo “i ristoranti pieni” come prova della sua irragionevole tesi.
Immancabile come sempre per Comencini c’è anche il solito attacco nel mucchio alla propaganda mediatica (che invece è un tema complesso e serissimo che andrebbe appunto affrontato con serietà): «Qui le tv locali denunciano fake news», ci fa sapere il deputato leghista. Ci sta dicendo che le televisioni russe accusano di fake news gli altri media. La prima vittima della guerra è la verità ma a Comencini si sono dimenticati di insegnarglielo.
Il punto però è un altro: la Lega continuerà a fare come ha sempre fatto, si dividerà tra “poliziotti buoni” e “poliziotti cattivi” tentando goffamente a tenere insieme opposte fazioni di elettori. Fino alla prossima maglietta e alla prossima figura barbina di Salvini.