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Le contraddizioni di chi vuole la pace facendo la guerra

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Nella stampa odierna si dà risalto alle parole di Putin, pronunciate in occasione della festa nazionale russa per la vittoria contro i nazisti, e d’altro canto si pone in evidenza quanto avvenuto nell’ultimo G7. Putin ha giustificato l’invasione dell’Ucraina affermando che l’Occidente stava per invadere territori russi e ha esaltato la vittoria contro il nazi-fascismo. Al G7 Draghi ha auspicato il ritiro dei russi dall’Ucraina, in particolare dal Donbass, mantenendo però l’idea della necessità delle sanzioni e dell’invio di armi. Da notare che il tedesco Scholtz ha assicurato che non ci sarà una guerra atomica dopo la fine del nazismo, non sappiamo sulla base di quali ragionamenti.Soltanto Papa Francesco, come al solito, dal palazzo.

Apostolico che affaccia su Piazza San Pietro, ha invocato all’Angelus la fine delle ostilità e l’avvento della pace. A mio avviso c’è una situazione di fatto che innanzitutto va chiarita. Certamente l’Ucraina è stata aggredita in modo selvaggio da Putin, e questo, in un contesto, al quale di solito ci riferiamo, ma che non è più attuale, sarebbe stato sufficiente a far scattare il diritto di difesa. Voglio dire che questo diritto presuppone che si risponde alla forza con la forza, ma con armi eguali, tenendo presente che quando si usa la forza non ci sono limiti al suo esercizio e che quindi questo tipo di difesa rischia molto seriamente di portare tutti a una guerra nucleare. Ciò significa che allo stato attuale dell’evoluzione dell’umanità i Popoli più deboli sono stati privati del loro diritto di difesa proprio dall’acquisizione della forza atomica da parte dei Paesi più forti.

Dunque è un assurdo stabilire che si combatte in Ucraina per far valere il valore etico del diritto di difesa, poiché, scendendo all’uso della forza, questa difesa è impossibile. Inoltre, come più volte ho detto, c’è un forte scollamento tra i governanti e i Popoli governati, e le decisioni dei governanti, si chiamino essi Putin o Biden, non tengono conto che gli orrori della guerra, con lacerazioni di ogni tipo, dolori, feriti e morti gettati in fosse comuni, sono subiti dal Popolo e non dai governanti.In questa situazione continuare la guerra significa perpetuare nel tempo le sofferenze, ingiustamente inflitte a un Popolo eroico che agisce pensando al suo buon diritto, ma che in realtà è lo strumento del quale abusano (e questo non è stato spiegato agli ucraini) coloro che muovono la guerra. La ignominia di questa illogica contraddizione è venuta fuori anche nel G7, dove Zelensky ha affermato che l’Ucraina non cederà mai i territori a lei appartenenti, e Draghi, contraddicendosi ancora una volta, ha voluto confermare il servile assoggettamento dell’Italia alle volontà di Biden, seguire quest’ultimo nell’invio delle armi all’Ucraina, tentando, e davvero non si capisce in quale maniera, la via della composizione negoziale del conflitto.Un barlume di luce appare su un articolo scritto sul Corriere della Sera da Enrico Letta, il quale pone in evidenza che l’Europa dovrebbe uscire da questo totale asservimento ai voleri di Biden, e costituire una forza unita e forte per imporre alla Russia un trattato di pace, allineandosi così a quanto ha detto Papa Francesco.

Sennonché anche Letta finisce per contraddirsi, perché termina il suo discorso affermando il suo sostegno a Mario Draghi che ha stabilito di inviare altre armi all’Ucraina.Insomma bisogna tener presente che da un lato c’è l’endiadi di civiltà e pace e dall’altro l’endiadi di inciviltà e forza. Per uscire dalla contraddizione non ci sono vie di mezzo, e poiché non è possibile usare la forza, visto il pericolo imminente di una guerra nucleare, non abbiamo altra via se non quella di continuare ad essere uomini civili, che agiscono secondo il diritto, e, per quanto ci riguarda, secondo la nostra Costituzione, la quale, come ho più volte ripetuto, ripudia la guerra e considera unico strumento della soluzione delle controversie internazionali le negoziazioni fondate su equità e giustizia.Non ci vuol molto per capire che in questo momento il diritto internazionale deve compiere una svolta, considerando che in una situazione di necessità, provocata dagli armamenti atomici delle maggiori potenze, non è possibile l’uso della forza e che quindi l’intera Comunità internazionale, passando dall’essere una Comunità di fatto all’essere una Comunità di diritto, deve riorganizzarsi (modificando la carta dell’Onu) e imporre, come certamente vorrebbero la maggior parte degli Stati, il ritorno alla pace e alla civiltà.

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