La politica rappresenta gli astenuti? Il non voto è una spada di Damocle
Le scorse elezioni politiche sono state vinte in maniera netta dal centrodestra, e oggi giustamente, in virtù di quei risultati, quella parte politica è al governo e Giorgia Meloni è presidente del Consiglio. Il centrodestra ha vinto in modo netto le regionali in Lombardia e nel Lazio e molte importanti elezioni amministrative, così come le regionali in Molise, mentre il centrosinistra porta a casa qualche magra e limitata consolazione da alcuni comuni.
Tuttavia, c’è un dato, che sarebbe fondamentale chiarire anche se lo scorso settembre avesse stravinto il centrosinistra, alla guida del governo ci fosse Enrico Letta o Elly Schlein e tutti i voti degli ultimi mesi fossero stati un plebiscito per PD e alleati. Le scorse politiche hanno infatti visto il record di astensione nella storia repubblicana (più del 35 per cento degli elettori sono rimasti a casa), alle regionali di Lazio e Lombardia hanno votato rispettivamente il 37 e il 41 per cento di aventi diritto.
Da un lato, astenersi è un diritto sacrosanto, dall’altro chi sceglie per un motivo o per l’altro di non andare a votare delega agli altri l’onore e l’onere della scelta, e se a votare ci vanno in un gruppo sempre più ridotto si rischia di trasformare le elezioni in una cena di gala per pochi invitati che finirebbero per decidere per conto di tutti. Ma c’è una questione fondamentale: chi non vota può avere mille ragioni per farlo, ma la loro scelta non influisce sul dato elettorale che viene comunque delegato esclusivamente a chi a votare ci va. Ma nonostante il sentimento degli astensionisti rimanga inespresso, la classe politica rischia di dimenticarsi di un pezzo di popolazione che non solo ha le proprie esigenze che meritano di essere ascoltate, ma rappresenta oggi più che mai una grande spada di Damocle in vista di qualsiasi scadenza elettorale.
Se nel Lazio la metà dei cittadini astenuti fosse andata alle urne e avesse votato in massa un proprio candidato, questo avrebbe vinto, giusto per dare un’idea del fenomeno.
Oggi, i sondaggi parlano da mesi di un vantaggio netto del centrodestra e sono, per il resto, abbastanza pigri: i cambiamenti di settimana in settimana hanno qualche sussulto, ma nulla di determinante e l’astensione rimane alta. L’impressione è che nessuna forza politica sia al momento in grado di aprire seriamente un dialogo con tutte quelle persone che ormai mettono in secondo piano l’appuntamento con le urne.
Però sbagliano, e non dovrebbero sottovalutare il fenomeno, e non solo perché anche quegli italiani meritano ascolto e rappresentanza, ma anche perché, se qualcuno fosse in grado di toccare le corde giuste e rappresentare le istanze di quel pezzo d’Italia, allora potrebbe davvero scombussolare questa politica che sembra sempre di più impigrirsi.