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L’Istat calcola 5,6 milioni di poveri. Ma per certi politici e imprenditori i sussidi sono roba per fannulloni

Immagine di copertina
Lunga coda alla mensa dei poveri di Napoli. Credit: ANSA

Attenzione a giocare con i poveri, attenzione a giocare con i disoccupati e soprattutto attenzione a credere che la pandemia sia finita. L’ultima rivelazione Istat disegna un Paese molto diverso dalla retorica che gocciola un po’ dappertutto: quel Paese nel pieno di un “miracolo economico” come insiste nel ripetere Confindustria, quel Paese di “svogliati” circondati da quintali di occasioni che non vorrebbero cogliere per godersi le partite in televisione.

Dall’ultima rivelazione emerge che il 9,4% della popolazione italiana vive in povertà assoluta, per un totale di due milioni di famiglie, 5,6 milioni di persone di cui 1,3 milioni di minori. L’ultimo anno di Covid ha aumentato la percentuale delle famiglia dal 6,4% al 7,7% e gli individui dal 7,7 al 9,4%.

Come al solito è il Sud a pagare il prezzo più alto: l’incidenza varia dal 9,5% del Centro al 14,5% del Mezzogiorno. Le condizioni dei minori peggiorano a livello nazionale (da 11,4% a 13,5%) e in particolare al Nord (da 10,7% a 14,4%) e nel Centro (da 7,2% a 9,5%).

Il 20,5% delle famiglie con cinque o più componenti è in povertà assoluta, l’11,2% per quelle con quattro componenti e siamo all’8,5% se si è in tre in famiglia.

Come sempre la diffusione della povertà è inversamente proporzionale al titolo di studio: se la persona di riferimento ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza è pari al 4,4% mentre si attesta al 10,9% se ha al massimo la licenza di scuola media.

Tutti i dati sono in netto peggioramento rispetto al 2019, molto al di sotto delle previsioni e soprattutto a pochi mesi dallo sblocco dei licenziamenti che renderà ancora più difficile il quadro generale.

Il quadro reale della situazione, insomma, è una realtà completamente differente, se non addirittura opposta, rispetto alla narrazione iperottimistica di gran parte del governo e delle realtà industriali.

Sorge allora spontanea una domanda a cui la politica finge di poter non rispondere: mentre si continua con questa tiritera dei sussidi che sarebbero soldi sprecati, mentre si persevera nell’occuparsi di iniettare liquidità alle aziende, cosa si ha intenzione di fare per quelle milioni di persone che non hanno certo la sensazione di poter coltivare speranza?

Siamo sicuri che funzionerà ancora a lungo questa colpevolizzazione della povertà e questo continuare a volerla nascondere? Forse sarebbe il caso che qualcuno dalle parti del governo smetta i panni del moralizzatore dei poveri e se ne occupi come il suo ruolo gli impone. Occupatevi dei poveri piuttosto che bastonarli.

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