Che fine farà la creatività nell’era dell’intelligenza artificiale (di S. Mentana)
Forse non tutto è perduto: in futuro alla bravura tecnica si affiancherà la capacità di inserire i giusti input e porre adeguati limiti alle macchine
Lo sviluppo a livelli sempre più sofisticati dell’intelligenza artificiale (IA) ha sempre portato dietro di sé molti interrogativi, ma in generale è stato sempre visto come un modo per assistere se non sostituire l’uomo in molte azioni pratiche svolte talvolta in maniera meccanica. La recente diffusione di nuovi strumenti di IA come ChatGPT, Midjourney o Dall-e sta però portando a chiederci se questi andranno a sostituirsi anche alla creatività umana.
Attraverso l’inserimento di specifici input in un prompt, l’intelligenza artificiale è in grado non solo di rispondere a domande, ma di realizzare opere d’arte o scrivere testi articolati, ponendo legittimi interrogativi su tutti i rischi nei confronti della nostra creatività e di tutte quelle professioni che si basano di essa. Non vi è dubbio che, in un prossimo futuro, per molte aziende la tentazione di sostituire una figura che aveva fatto della sua conoscenza e del suo intelletto la propria professione con strumenti di intelligenza artificiale sarà concreta e che, se ciò dovesse effettivamente avvenire, tale processo andrà affrontato dal punto di vista sociale da chi di dovere. Ma è altrettanto vero che tali strumenti, anche se dovessero diffondersi in modo capillare, non potranno sostituire totalmente il ruolo dell’uomo e della sua creatività.
Da sempre la nostra società è soggetta a cambiamenti importanti sotto molti aspetti, compreso quello tecnologico, e l’uomo si è dovuto adattare a essi. Queste forme di adattamento ci hanno coinvolti anche quando i cambiamenti hanno riguardato la sfera creativa e intellettuale. Pensiamo, ad esempio, a quando nell’Ottocento venne inventata la fotografia. In tale occasione molti pensarono che altre forme d’arte, a partire dalla pittura, sarebbero state fortemente ridimensionate se non addirittura abbandonate. Non fu così.
La pittura, infatti, sopravvive tuttora alla fotografia e tra le due arti esiste un legame di profonda e reciproca influenza. La fotografia si basa spesso e volentieri sulla composizione pittorica tradizionale, la pittura in molte occasioni si è lasciata influenzare dalla fotografia, a partire dall’impressionismo.
Non possiamo dunque escludere che la crescita dell’intelligenza artificiale nei settori creativi possa fare lo stesso, e possiamo anche ipotizzare sul come ciò potrebbe accadere. Questi nuovi strumenti si basano infatti su input umani, dati dalle stesse persone che dovrebbero altrimenti realizzare un prodotto creativo, sia esso un testo o un dipinto. Se tutti dovessero dare lo stesso input avremmo un esercito di prodotti standardizzati, ma ciò significherebbe anche che stiamo pensando tutti allo stesso modo sul come ci si debba rapportare all’IA. La bravura nella tecnica sarà dunque affiancata dalla bravura a inserire le giuste parole chiave e porre i giusti quesiti alla macchina, ma non solo. È nell’idea, nell’input e nelle sue mille sfaccettature diverse che la creatività umana continuerà a imporsi. E al tempo stesso, come avvenne nella fotografia, ciò che ci restituirà la macchina magari influenzerà ciò che continueremo a fare senza il suo sostegno.