Da Calenda a Renzi fino a pezzi di Forza Italia: iniziate le manovre per la nascita di un grande centro
Al “centro” stanno rompendo gli indugi. Carlo Calenda oggi lo ha definito fronte repubblicano: “Questo paese deve ricomporre l’Italia seria che una parte sta nel centrodestra e una parte che sta nel campo della sinistra” ma nelle ultime settimane in molti hanno ipotizzato la nascita di un nuovo gruppo capace di mettere insieme quelle forze liberali e moderate già nei primi mesi del nuovo anno, segnatamente subito dopo l’elezione del prossimo Capo dello Stato: “E se il nuovo presidente della Repubblica dovesse essere Mario Draghi la partita sarebbe molto più accesa perché partirebbe la gara a prenderne l’eredità politica” spiega un parlamentare molto interessato al dossier “centrista”.
Il dato finale delle amministrative, comunque, potrebbe portare ad un accelerata sin da ora. Non tanto per volontà dei protagonisti di questo progetto – in primis eventuali fuoriusciti di Forza Italia e Pd – che ancora sembrano appesi a una fase di studio delle mosse e quindi a tenere le carte molto coperte, quanto per necessità di non rendere vane le potenzialità elettorali del voto romano e la contemporanea decadenza del M5S.
Il Partito Democratico, se non per meriti, almeno per la casualità dei fatti, sembra infatti riuscire a intercettare più di ogni altro il consenso del governo Draghi.
E il segretario Letta (che pure per mesi era stato uno dei più “freddi” rispetto al banchiere di Palazzo Chigi tanto da essere stato richiamato all’ordine dallo stesso presidente del Consiglio in almeno un paio di occasioni) vedendo anche venir meno le percentuali del tanto sognato alleato Conte, piano piano potrebbe arrivare a maturare questa convinzione.
Se accadesse, il Pd, a quel punto, magari passando per un congresso (secondo molti dovuto per regolamento) avrebbe l’occasione di rilanciare il progetto maggioritario di centrosinistra, che da una parte garantirebbe l’antagonismo con una destra in forte difficoltà e senza progetto e dall’altra strizzerebbe l’occhio a chi vede anche per il futuro continuità con il progetto Draghi.
Se lo sforzo che deve compiere Enrico Letta, sempre che lo voglia, è relativamente semplice, ed è quello di accreditarsi come maggior sponsor di questo governo, più ardua a quel punto diventerebbe la partita di chi sognava nel polo centrista di essere il maggior interprete della politica dell’ex governatore della Bce.
Ora la palla passa a chi fin ad oggi è sembrato fin troppo timido nella capacità di mettere al tavolo gli interpreti del vagheggiato terzo polo: Calenda, Renzi, Brunetta e chi in Forza Italia spinge per questa collocazione. Febbraio è tra tre mesi, il tempo stringe e il paese non può più aspettare.