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Home » Opinioni

L’industria afghana del web tech non si ferma sotto i talebani (di W. Samadi)

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Ormai nemmeno il regime dell’Emirato islamico può fermare la digitalizzazione in Afghanistan, dove vengono formati sempre più gruppi di nuovi sviluppatori online

Jamshid Hashimi ha aperto sette anni fa CodeWeekend, la prima comunità di sviluppatori web dell’Afghanistan e ancor oggi la più numerosa. Conta circa quattromila persone e da quando è nata ha organizzato oltre cento incontri a Kabul e un paio persino a Herat e Mazar-i-Sharif. CodeWeekend ha recentemente aperto una serie di centri di formazione online per aiutare i giovani sviluppatori web afghani a intraprendere la propria carriera. «Nell’attuale gruppo, formato subito dopo la caduta del governo afghano, registriamo 75 iscritti. Abbiamo messo a loro disposizione una serie di strumenti innovativi che gli consentiranno di terminare un percorso professionale online come sviluppatori frontend, figure che si occupano della parte visibile di un sito-web. Al corso partecipano sia ragazzi che ragazze che, una volta terminate le lezioni e ottenuto l’attestato, potranno lavorare come sviluppatori web. È la migliore soluzione possibile, se pensiamo all’attuale situazione in Afghanistan e a quanto sia difficile per le ragazze frequentare luoghi pubblici per imparare a programmare». Hashimi aiuta poi gli sviluppatori a trovare lavoro come freelance sul suo portale yagankar.com (che in lingua farsi significa “c’è del lavoro da fare”) dove pubblica i loro profili e ne pubblicizza competenze ed esperienze.

«Abbiamo aperto il portale per aiutare i liberi professionisti di talento a trovare lavoro e iniziare a guadagnare. A causa delle limitate risorse del mercato incoraggiamo le organizzazioni straniere e afghane ad assumere professionisti del Paese e a pubblicare le loro offerte di lavoro e i loro progetti su yagankar.com».«Penso che il linguaggio della  programmazione sia lo stesso ovunque. Una ragazza afghana, seduta con un laptop a casa sua e collegata in rete, può scrivere le stesse cose, ottenere la stessa qualità di programmi, accedere allo stesso tipo di risorse ed essere altrettanto autonoma di qualsiasi altra persona seduta in un bar o nella propria abitazione a New York, Londra o Vancouver. Credo che questo sia un fenomeno molto importante». Hashimi è convinto che una forza lavoro digitale sia l’elemento chiave per rafforzare l’economia locale perché genera introiti e nuove opportunità. «Se i talebani vogliono davvero governare l’Afghanistan e servire il popolo non hanno altra scelta che trasformare la digitalizzazione e la tecnologia nei sistemi portanti del loro governo». «Mi preoccupavo per la partecipazione delle donne ai nostri corsi, allora ho fatto in modo che si presentasse il minor numero di problemi possibile per le studentesse e così ho trasferito completamente online i centri di formazione».
Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui.

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