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Home » Opinioni

Quando non è l’abito a fare il monaco. Il caso del giornalista Alessandro Giuli presidente del MAXXI

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Per lungo tempo il giornalista politologo Alessandro Giuli, ospite a più riprese del talkshow “Otto e mezzo” condotto da Lilli Gruber sulla Rete TV LA 7, invitato quale giornalista e opinionista di riferimento dell’area politica di centro destra, a rotazione con altri giornalisti, è stato qualificato come “Editorialista di Libero”.
Da alcuni mesi, in concomitanza con la sua nomina (non per specifica competenza professionale ma per scelta politica) alla presidenza della Fondazione MAXXI che gestisce la sede romana e la sede decentrata a L’Aquila del Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (di proprietà dello Stato), Giuli allorché interviene a “Otto e mezzo” in sovraimpressione a ogni sua apparizione si può leggere l’etichetta “ALESSANDRO GIULI Presidente MAXXI”.

Gli spettatori della trasmissione non possono non chiedersi se ora parli a nome della Fondazione da lui presieduta o almeno con il suo beneplacito. Nulla quaestio, ovviamente, se fosse chiamato a pronunciarsi, sul ruolo del MAXXI nel sistema museale dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Considerando però che i giornalisti o i direttori di testate cartacee o digitali sono invitati a esprimersi proprio in base alla diversità delle loro note opinioni politiche, la nuova etichetta attribuita a Giuli – il quale, con il consueto garbo, continua a sostenere le ragioni del centro-destra – può ingenerare negli spettatori la convinzione che anche amministratori e personale della Fondazione MAXXI, finanche i visitatori, siano sulla sua stessa linea politica.

Una situazione quantomeno ambigua, favorita dalla mancata adozione da parte della Fondazione MAXXI di un proprio “codice di condotta” che stabilisca gli appropriati comportamenti dei suoi appartenenti. Qualificandosi non più come giornalista (anche se tale resta) ma quale “Presidente del MAXXI*, il giornalista Giuli dà l’impressione – deontologicamente discutibile – di considerare la sua professione poco adeguata, meno apprezzabile dal pubblico televisivo rispetto alla funzione di Presidente del MAXXI, ritenuta invece in grado di rafforzare il valore delle sue opinioni schierate a sostegno del centro-destra. Anche dopo la pausa estiva Alessandro Giuli, tornato a essere ospite a Otto e mezzo, ha ripreso la strenua difesa del Governo Meloni sempre nella veste di Presidente del Maxxi.

Veste “istituzionale”che però Giuli non ha dimostrato di saper esercitare correttamente e autorevolmente, tutelando il buon gusto e l’immagine pubblica e il buon nome del Museo e della stessa Fondazione MAXXI. È quanto platealmente emerso lo scorso 21 giugno in occasione di un incontro tenuto nella sala convegni della sede romana del Museo MAXXI, aperta al pubblico dei visitatori. Il presidente Giuli presente all’incontro non ha ritenuto di interrompere tempestivamente il turpiloquio e la volgarità sulle donne alimentati dal sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi. Non è intervenuto neppure di fronte al plateale insulto al Museo definito “robaccia”. Turpiloquio e volgarità sessista che hanno spinto il personale femminile della Fondazione a scrivergli una lettera di protesta. Va tuttavia riconosciuto a Giuli una ferrea coerenza politica: con le parole o con il silenzio ossequiente difende comunque il Governo che lo ha nominato e i suoi esponenti anche quelli privi di fair play pure a costo di perdere il proprio.

Antonio Gasbarrini, critico d’arte, L’Aquila

Alessandro Monti, economista, Roma

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