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Odiano i poveri, non la povertà: pronti a far guerra al reddito di cittadinanza e non alle vere truffe di Stato

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Due giorni dopo lo scontro TV tra Matteo Renzi e Marco Travaglio durante il quale l’adoratore di Mohammad bin Salman ha definito il reddito di cittadinanza un “reddito di criminalità”, Save the Children pubblicava l’Atlante dell’infanzia a rischio del 2021. Il quadro è allarmante. Negli ultimi 15 anni, in Italia, sono diminuiti i giovani e sono peggiorate le loro condizioni di vita. Parliamo di 600.000 minori in meno ed di un milione in più che vivono in povertà assoluta. La pandemia ha acutizzato le diseguaglianze economiche e sociali già esistenti prima dell’arrivo del virus. Natalità e povertà sono collegate tra loro. Più aumenta la miseria e meno si fanno figli. L’unica misura che, migliorabile come qualsiasi altra legge, ha mitigato questa tragedia, è stato il reddito di cittadinanza. Un reddito di criminalità secondo il neo-miliardario da Rignano o “metadone di Stato” per Giorgia Meloni, la quale, proprio grazie allo Stato, ha, ad oggi, maturato circa 140.000 euro solo di Tfr come parlamentare.

Ogni giorno TG e giornali concedono interminati spazi ai truffatori del reddito. Al contrario, di fronte a sprechi ampiamente più consistenti solo sovrumani silenzi. Osceni silenzi. Di Afghanistan non parla più nessuno. Tout est pardonné. Perdonati gli esportatori di democrazia a suon di bombe, perdonati i responsabili dei danni collaterali in doppiopetto, perdonati i mercanti d’armi che si sono arricchiti a dismisura grazie ad una guerra che non doveva esser vinta ma solo combattuta per vent’anni. Quasi 9 miliardi di euro dei 1500 buttati in Afghanistan erano dei contribuenti italiani. Uno spreco intollerabile. Eppure i responsabili di quella guerra indegna pontificano in TV e magari attaccano il reddito di cittadinanza. Chi ha voluto il TAV, opera inutile i cui costi lieviteranno considerevolmente, è sempre al potere. Chi ha permesso, evitando di controllare gli uomini dei propri partiti, che il MOSE costasse 1 miliardo e mezzo in più del previsto (tralasciando i costi di manutenzione) è ancora al potere. Chi si è intascato 2,4 miliardi di euro di rimborsi elettorali in barba ad un referendum che aveva sancito la fine del finanziamento pubblico ai partiti, è ancora al potere. I parlamentari italiani guadagnano cifre da capogiro, i consiglieri regionali (io le regioni le abolirei del tutto) guadagnano cifre da capogiro, i boiardi di Stato guadagnano cifre da capogiro. Ma vengono attaccati solo i percettori del reddito. La commistione politica-finanza è costata al contribuente italiano decine di miliardi di euro. Pensiamo solo al caso MPS, un pozzo senza fondo di sperpero di denaro pubblico provocato da scelte scellerate alcune prese anche dall’apostolo Draghi al quale nessuno osa chiederne conto. La battaglia che forze politiche – teoricamente di destra o sinistra ma sostanzialmente liberiste – conducono contro il reddito di cittadinanza fa parte di un conflitto più ampio: la guerra tra poveri che i cantori del Draghistan tendono ad alimentare. Perché i poveri in conflitto tra loro sono la miglior garanzia per la sopravvivenza dell’establishment stesso. E l’arma principale per procurar guerra tra disperati è la distrazione di massa. Ogni giorno si sbatte il mostro in prima pagina. Un rumeno, un camorrista, un evasore. Tutti percettori truffaldini del reddito. Persone deprecabili ma infinitamente meno pericolose dei vampiri che succhiano o dilapidano miliardi di denaro pubblico nel silenzio più o meno generale.

Nel mondo al contrario si spendono miliardi di euro per acquistare cacciabombardieri F35 che, a parte qualche volo di ricognizione o esercitazione, resteranno negli hangar, quando ad ogni estate si domanda aiuto ai Paesi limitrofi perché non si dispone di un numero sufficiente di Canadair per spegnere gli incendi. Ma il problema sono i truffatori del reddito. Nel paese al contrario maxi-evasione e mafie impediscono allo Stato di avere a disposizione più di 120 miliardi di euro all’anno di gettito fiscale. Più o meno 4 finanziarie. Ma di mafia e maxi-evasione si parla molto meno delle truffe sul reddito di cittadinanza. Il reddito ha tenuto in piedi questo Paese in uno dei momenti più bui della sua storia ma c’è chi lo vorrebbe abbattere mentre le Vele di Calatrava – la città dello sport costata, ad oggi 420 milioni di euro, e mai terminata né utilizzata – dominano il panorama della capitale d’Italia. Mi danno il voltastomaco i truffatori del reddito e mi auguro per loro condanne esemplari. Mi danno ancor più il voltastomaco gli ipocriti, i farisei, i dilapidatori del nostro denaro, ladri moderni protetti da leggi e scudi mediatici ai quali tutto è permesso, tutto è condonato, tutto è perdonato. I falsi invalidi ci sono sempre stati eppure nessuno ha mai proposto di cancellare le pensioni di invalidità. C’è chi non paga il biglietto eppure nessuno ha detto di voler sopprimere gli autobus pubblici. Al contrario ogni giorno i poveri vengono attaccati. Sì, proprio loro, perché se si attacca il reddito (ripeto migliorabile sotto tanti punti di vista dai controlli alle politiche attive) si attaccano loro. Si attaccano famiglie numerose che mangiano carne una volta a settimana, come nell’800. Si attaccano quei minori (secondo Save The Children 1 milione e 300.000) che vivono in povertà assoluta. E si aizzano i nuovi poveri, quelli che, per responsabilità di un sistema iniquo, non arrivano a fine mese nonostante abbiano un lavoro e, in taluni casi, più di uno. Trent’anni fa un operaio, facendo qualche sacrificio, riusciva a comprare casa, a far studiare i figli e a mandare in villeggiatura la famiglia due settimane all’anno. Oggi, spesso, due stipendi non bastano per far crescere un bambino e per questo di figli se ne fanno sempre meno. E ciò non ha nulla a che vedere con il reddito di cittadinanza, semmai con “il reddito di politica”, gli stipendi faraonici intascati da una classe dirigente capace solo di peggiorare la qualità di vita di milioni di italiani. L’establishment odia i poveri a tal punto da mandarli in guerra. Una guerra subdola, nascosta. Una guerra combattuta dagli emarginati del secolo tutti quanti con lo stesso identico umore, tutti quanti mandati a combatter tra loro per evitare che si accorgano che chi va abbattuto è solo colui che li manda a morire al fronte.

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