Green pass all’italiana: pochi divieti e no all’obbligo vaccinale per salvare l’estate e un Governo diviso
Da qualsiasi lato si provi ad analizzare la situazione surreale generata dal Coronavirus nell’ultimo anno e mezzo e il conseguente approccio alle sue soluzioni, si ottiene sempre, come risultato, l’ennesima constatazione di una polarizzazione, già in atto da tempo, destinata a inasprire i conflitti di una società malata, divisa e ormai irrimediabilmente protesa verso il baratro dell’ennesima e, forse fatale, crisi di sistema.
Nella lotta alla Pandemia, il mondo si è definitivamente spaccato in due fazioni contrapposte: da una parte, i sostenitori del partito del “No a tutto” – alle mascherine, ai vaccini, alla dittatura sanitaria, alle chiusure e, adesso, al Green pass – spesso influenzati dallo scetticismo, nei confronti della Covid-19 e delle soluzioni per combatterlo, espresso sin da subito da alcuni leader del liberismo sfrenato (Donald Trump e Jair Bolsonaro in testa e i vari Matteo Salvini a seguire) e dall’altra i fautori dell’approccio prudente e timoroso che riconoscono nella minaccia pandemica l’estremo pericolo sanitario e sociale che stiamo attraversando e che ci sta dilaniando, anche dall’interno.
Nemmeno il vecchio rimedio dei Campionati europei e delle Olimpiadi sembra funzionare più, trasformandosi in una lugubre rivisitazione dell’antico panem et circenses che, nel 2021 sostituisce il panem e mette il virus, inasprendo ancora di più gli animi affaticati da questo anno orribile.
Anime che hanno accolto con favore l’idea malsana di un Europeo itinerante in piena pandemia, affollando piazze e pub, con le conseguenze ormai note e animi che hanno preferito non abbassare la guardia, magari alzando timidamente la mascherina, subendo i fischi della stessa tifoseria.
È così che la guerra alla Pandemia si è trasformata, in questo anno e mezzo, in uno scontro sociale tra le vittime stesse del Covid, cioè noi tutti, attraverso l’utilizzo di una propaganda volta a incamerare voti, più che a risolvere il problema, che ha definitivamente spaccato l’opinione pubblica e allungato i tempi dell’emergenza, con i continui tira e molla politici che hanno alimentato la propagazione del virus da una parte e il collasso dell’economia dall’altro.
Invece di far fronte comune e indossare le mascherine, vaccinarci e superarla, stiamo assistendo a uno scontro tra giocatori della stessa squadra, che, inevitabilmente, sta permettendo al virus, il vero nemico da sconfiggere, di farla franca e continuare a tenerci in scacco con l’arrivo di nuove varianti e con il conseguente spauracchio di nuove chiusure.
Chiusure che non arriveranno prima di ottobre, perché bisogna salvare quel che resta dell’estate e, soprattutto, quel che resta di un Governo che si divide sulle soluzioni al problema Coronavirus, esattamente come fa la massa, che dovrebbe amministrare.
E quindi, no ai Green Pass alla “francese” e, quasi sicuramente, no all’obbligo vaccinale, per non urtare la sensibilità di quelli che si lamentano da un anno per i danni economici provocati dalle chiusure e che, adesso che la soluzione c’è, si lamentano che venga applicata a tappeto.
Si perché nel caso non fosse chiaro, l’Italia è un colabrodo di focolai di under 25 non vaccinati che, grazie al cielo, rischiano di meno e intasano di meno gli ospedali e le terapie intensive, ma che comunque permettono al virus di continuare a propagarsi, dalle dune di Sabaudia alla Feniglia di Porto Ercole, in una collettiva perdita di senso di responsabilità che si esprime nelle sue massime forme in quarantene non rispettate, feste clandestine frequentate da positivi e, sempre per chi non lo sapesse, in un mercato nero di tamponi falsi che coinvolge anche altre nazioni che, pur di assicurarsi il ricco bottino dei villeggianti estivi, chiude un occhio, quando non infrange del tutto le regole, sulla regolarità dei tamponi.
Pensavamo di aver toccato il fondo della deficienza, ma forse c’è ancora un margine, espresso dai geni che già iniziano a cercare di trovare un modo per falsificare i Green pass, quando verranno richiesti per poter andare a cena fuori.
Certo perché per i soliti furbetti, spesso in forze alla squadra dei liberisti che tutto vogliono e tutto prendono, dai soldi all’ambiente e che, spesso, non si vaccinano mandando avanti i “pecoroni” secondo loro, l’importante non è tutelare il prossimo e la collettività, ma assicurarsi il piacere immediato e individualista di uno spaghetto con le vongole in riva a un mare di virus.