Non credete sempre ai reality: sono scritti (come le fiction)
La più grande lezione di Antonio Ricci (lo si potrà amare o meno, ma è senza dubbio un maestro di teoria e tecnica della comunicazione) è essenzialmente una: “La tv è sempre finzione“. Sempre. Non ci sono eccezioni. Al massimo si può parlare di “Realtà pettinata”, come diceva ai tempi Carlo Freccero parlando delle storie portate in Rai da Alda D’Eusanio. O di quelle di Forum, su Canale 5; programma per il quale si è impiegato una vita ad ammettere che i contendenti fossero attori che recitavano un pepato copione fatto di vicende vere. Ma pur sempre attori. Oppure si potrebbe parlare anche degli “Scherzi a parte“, “un po’ aggiustati sul finale”, come hanno col tempo blandamente ammesso alcuni curatori. Non si salvano (“Striscia la notizia” con i suoi fuori onda del resto insegna) neppure i notiziari o i collegamenti giornalistici o para-giornalistici, a volte taroccati o addomesticati.
Dove c’è tv c’è finzione, insomma, o verità che si piega alle necessità autorali o registiche. Per questo mi stranisco un po’, in questi giorni, quando leggo sul web di gente che si sorprende per i repentini cambi di rotta o addirittura per gli ingressi annunciati o rimandati nella Casa di Cinecittà. L’ultimo in ordine di tempo è quello di Paolo Brosio, che avrebbe dovuto entrare nella seconda puntata del reality, ma che stando alle cronache è finito in ospedale per accertamenti e che in teoria avrebbe dovuto timbrare il cartellino da ieri sera. Invece no. Chi può dirlo? Fosse per me, andrebbero tutti a giudizio per induzione di suspense. Prima di lui Elisabetta Gregoraci, annunciata come in ingresso nella prima puntata, ma slittata misteriosamente alla seconda. Si fanno illazioni, si butta negli occhi del pubblico un po’ di fumo, escono articoletti sul web, si twitta un po’ di mistero. E intanto viene montata la panna.
Ma torniamo indietro di un passo, perché non è finita: Flavia Vento entra, si ferma 24 ore e poi se ne va, ufficialmente perché “non riesce a stare senza i propri cani”. Credibile, a 24 ore dal kick-off? Poi ci sono le febbriciattole di Tommaso Zorzi, la contessa Patrizia De Blanck che si spoglia (senza accorgersene, ma certo) davanti alle telecamere; Fausto Leali che prima fa l’apologia di Benito Mussolini, poi dà del “negro” a Enock, il fratello di Mario Balotelli, e infine giustamente viene espulso. L’Italia ne parla ma anche lui apparentemente è quasi ignaro di essere con un microfono davanti alle telecamere. Singolare, no?
Potrei continuare e continueremo di certo, perché il Grande Fratello Vip, soprattutto in questa versione da due appuntamenti settimanali, ha la necessità assoluta, vitale ed estrema di alimentare polemiche, polemichette e il fattore sorpresa (o presunta tale), perché di queste vive o meglio sopravvive. Gli ascolti fra la prima e la seconda puntata del reality condotto da Alfonso Signorini sono precipitati di quattro punti percentuali (dal 18,9% al 14,8%, con recupero ieri sera al 18,5% ma attenzione: il competitor debole era il pastone post elettorale di Vespa, fermo al 7,3% che non faceva testo), e se non si soffia continuamente sulla brace rischia di spegnersi. Mai far calare l’attenzione, soprattutto se si naviga in acque grame.
Da anni ormai entrate e uscite dalla Casa sono diventate una vera e propria parte della scrittura del copione. Il GF Vip ha (tenetevi forte) ben 14 autori. Quattordici. Andrea Palazzo, Fausto Enni, lo stesso Signorini (il Grande Burattinaio), Raffaele Bleve, Omar Bouriki, Nicolò Cristaldi, Irene Ghergo, Alessio Giaquinto, Federico Lampredi, Giulia La Penna, Marco Mangiarotti, Tommaso Marazza, Francesca Picozza e Alessandro Santucci. Il tutto per quello che teoricamente dovrebbe essere un reality. Parola suggestiva, ma quest’esercito autorale qualcosa dovrà pur fare. Tra un Confessionale (il luogo dove ogni giorno i concorrenti interagiscono con gli autori e dove avviene il taglia e cuci di ciò che si mostra e ciò che si cela al pubblico) e l’altro.
E si finge di dimenticare inoltre che i contratti degli artisti (accordi che non conosciamo mai) sono spesso blindati e teoricamente possono definire per filo e per segno non solo il compenso, ma qualsiasi aspetto della permanenza dei personaggi nella Casa. Com’è anche giusto che sia: in fondo si tratta di un lavoro come un altro. Entri, ti pago il dovuto, e poi faccio di te più o meno quello che voglio. In parole povere, l’approccio consapevole alla visione di questo tipo di programmi (parlo volutamente in modo generico) dovrebbe essere lo stesso che si ha davanti a una puntata de “Il segreto”. Si guarda una sorta di fiction con qualche risata forzata in più fatta dai protagonisti in studio. Ciò che accade in un reality può essere spontaneo o straordinariamente pilotato. E noi non sapremo mai la verità.
Insomma, come direbbe Alfonso Signorini alla contessa De Blanck (prima puntata) inviperita con Tommaso Zorzi perché in un’intervista sul settimanale diretto dal giornalista/conduttore l’aveva a suo dire definita una “nobile decaduta”: “Contessaaa, ma lei non deve dare retta a tutte le cazzate che dicono i giornali, “Chi” compreso, capisceee? Ma è un giocooo!”. Ecco, se vale per i giornali, se questa è la dichiarata filosofia del manovratore, figurarsi per la tv.
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