Avete deciso che i genitori di Giovannino sono degli infami. Beati voi che sapete sempre tutto
Beati voi che sapete tutto. Davvero. Di cuore. Beato quel lucido giornalista che ha deciso che i genitori di Giovannino siano “degli infami” che “l’hanno abbandonato alla sua malattia”.
Beati voi che sapete chi debba marcire in galera, chi è un assassino senza nemmeno aspettare un processo, chi è un delinquente perché “si vede che è un delinquente” e voi lo vedete in controluce in mezzo alle persone che incontrate, dalla foto di un giornale.
Beati voi che mandereste al macero un ragazzetto schiantato contro un albero per mezza canna e poi vi chiudono il ristorante di fiducia per farvi tirare una riga in mezzo agli altri amministratori delegati, tutti che risultano impiegati semplici per il fisco e che intanto si sciacquano la sicumera sul barcone intestato a qualche prestanome.
Beati voi che sapete fare i genitori, solo voi, e che quando vi chiedono come farlo rispondete che “eh, una volta” o che “due schiaffoni non hanno mai fatto male a nessuno” e qui finisce tutta la vostra filosofia dei valori e dell’educazioni.
Beati voi, nuova borghesia di giudicatori seriali che tutto il giorno dividete il “buono” dal “cattivo” senza nemmeno il bisogno di sporcarsi un po’ con un po’ di complessità.
Vi è tutto chiaro, tutto netto: quando un figlio di qualcun altro compie una cazzata è colpa dei genitori e quando qualche vostro figlio fa cose da non fare invece è colpa della società, di questo tempo, dei videogiochi o dei genitori degli amici di vostro figlio che non hanno educato i loro.
Beati voi che sapete cosa è giusto e sbagliato, che misurate a spanne il coraggio (sempre quello degli altri) seduti su troni a forma di Facebook, di Twitter o di qualsiasi megafono avete appena imparato a usare.
C’è Giovannino, un bimbo abbandonato in ospedale, e avete già deciso tutto: avete trovato un forma al peccato e avete additato i peccatori, senza nemmeno bisogno della mela e del serpente.
E pensare che io invece sono stato abbandonato per davvero, da bambino, orfano e poi adottato, e ci ho messo tutta una vita a non riuscire né a condannare né a perdonare quelli che mi hanno lasciato dove mi hanno lasciato, non sono mai riuscito a vedere o tutto bianco o tutto nero. Da orfano.
E invece mi sarebbe bastato citofonare ai giudicatori seriali per farmi leggere l’infanzia come si leggono i fondi del caffè o le righe della mano. Eppure non riesco a non dirvi quanto fa schifo questo vostro addentrarvi nelle cose umane calpestandole come stracci. Beati voi che sapete tutto. Davvero. Di cuore.