Mi manda Draghi: minacciando le dimissioni, Giorgetti ha aperto una verifica di governo per conto del premier
Si scrive Giorgetti si legge Draghi. Non solo il bis di Sergio Mattarella al Quirinale. L’altro caso del giorno è quello di Giancarlo Giorgetti, il ministro leghista che ha minacciato le dimissioni, poi rientrate. “Sono felice che Mattarella abbia accettato con senso di responsabilità l’intenzione del Parlamento di indicarlo alla presidenza della Repubblica. Dimissioni? Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto: il governo con la sua maggioranza adotti un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisi, per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al Paese” ha spiegato il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti.
Cosa sta succedendo? Vi è una prima lettura, secondo la quale quella di Giorgetti sarebbe una vendetta contro “il fuoco amico” che lo ha più volte colpito, così come fatto trapelare da fonti leghiste.
Ma le cose non stanno esattamente così: la mossa di Giorgetti è stata messa a punto nelle ultime ore, quando ormai era chiaro che ci sarebbe stato il Mattarella bis e che quindi il governo sarebbe andato avanti. L’obiettivo comune, sia di Mario Draghi che di Giancarlo Giorgetti, è quello di aprire una nuova fase di governo.
L’anno che precede le elezioni fa paura a tutti, a cominciare dall’ex Bce; il punto è capire se basterà una messa a punto della macchina di governo o se servirà addirittura un Draghi 2. A questo serve lo “spariglio” odierno di Giorgetti, una mossa che come spiegano fonti istituzionali di primo piano, era perfettamente a conoscenza anche l’inquilino di Palazzo Chigi.
Insomma, Giancarlo Giorgetti sta provando ad aprire una verifica di governo per conto di Mario Draghi. Perché in vista dell’ultimo anno di governo l’ex Bce vorrebbe che i partiti si accordassero su pochi ed essenziali punti. Un accordo blindato che lo possa tutelare dalle bizze della politica.
In questo modo il premier prova anche a prendersi la rivincita contro la TTD, quella frangia di politici capeggiata da Conte e Salvini che al motto di Tutti Tranne Draghi avrebbero preferito far eleggere al Quirinale persino una seggiola vuota pur di non farci andare Mario Draghi.