Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:00
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Gino Strada ci lascia mentre il suo Afghanistan cade sotto i talebani: il ricordo di Riccardo Noury

Immagine di copertina
Credit: ansa foto

Inizio di aprile del 2007, il giorno esatto non lo ricordo ma è quello in cui Gino Strada e io siamo stati fisicamente più vicini: su un palco, al centro di Roma, per chiedere insieme – Emergency e Amnesty International – il rilascio di Ramatullah Hanefi, il direttore della clinica dell’Ong a Lashkargah, in Afghanistan.

Hanefi aveva avuto un ruolo importante nell’ottenere il rilascio di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato de “la Repubblica” sequestrato dai talebani. Poi nelle mani dei talebani era finito lui.

La storia di Hanefi terminò bene, quella dell’Afghanistan andò avanti male e rischia in questi giorni di concludersi peggio, con l’avanzata inesorabile dei talebani verso la riconquista del paese.

Lascia un senso di incredulità la coincidenza temporale tra la morte di Strada e quella, che pare ormai prossima, delle fragilissime istituzioni di un paese alla cui popolazione aveva dedicato decenni della sua vita, con un’idea in mente: garantire il diritto alla salute e a tutte e a tutti, senza chiedere nome e cognome e senza pretendere un documento d’identità.

Gino Strada, da questo punto di vista, è stato un perfetto umanitario. Ma lo è stato anche in modo ammirevolmente imperfetto: perché ha preso posizione contro le guerre, perché ha dichiarato infinite volte che organizzazioni come la sua (e, mi permetto di aggiungere, anche come la mia) esistono anche e soprattutto per rimettere insieme i cocci delle politiche di disprezzo e diniego dei diritti umani portate avanti da tante leadership. Anche da quelle che, con ipocrisia, oggi lo compiangono con parole commosse.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)
Opinioni / La vittoria di Bucci e l’importanza del peso demografico alle regionali
Opinioni / La gogna mediatica contro Spano ci ricorda l’intolleranza contro “il diverso” (di M. Cirinnà)
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)
Opinioni / La vittoria di Bucci e l’importanza del peso demografico alle regionali
Opinioni / La gogna mediatica contro Spano ci ricorda l’intolleranza contro “il diverso” (di M. Cirinnà)
Opinioni / Survival International: “Alla Cop16 in Colombia non possiamo permettere che il fallimento delle compensazioni di CO2 si ripeta anche con la biodiversità”
Opinioni / Dall’Ucraina al Libano l’Ue è condannata all’irrilevanza (di Ignazio Marino)
Opinioni / La felicità è una cosa seria (di G. Gambino)
Opinioni / Il fallimento dell’Unifil, ennesimo segno di un ordine mondiale in crisi
Opinioni / I sogni infranti della generazione infelice
Opinioni / Israele e l’ipocrisia dell’Europa sui crimini di Netanyahu
Opinioni / L’ennesimo rinvio al prolungamento della metro C e la sfiducia dei romani per le grandi opere