GPO: l’uomo che incontrava Einstein ogni mattina alla fermata del tram
Gianpaolo Ormezzano, scomparso oggi a Torino a 89 anni, è stato, ancor più che un sublime narratore, uno dei più grandi innovatori nella storia della carta stampata in Italia. Tale era la genialità del personaggio che Mario Fossati, un mostro sacro del giornalismo sportivo negli anni settanta, lo definì nel modo riportato nel titolo. A riprova di ciò, restano leggendari, i suoi servizi dal Giro d’Italia e dal Tour de France, redatti on the road sul sedile posteriore dell’auto, lungo impervie strade di montagna, con la macchina da scrivere precariamente posizionata sulle ginocchia.
Torinese e fieramente torinista, Ormezzano balzò sul proscenio della carta stampata a soli 24 anni. Fu, infatti, l’unico ad aver compreso la gravità delle condizioni in cui versava il Campionissimo Fausto Coppi. In quei tragici giorni tra Natale 1959 e Capodanno 1960, coincidenti proprio con quelli attuali, il giovane Gianpaolo, trasferitosi in pianta stabile a Castellania, divenne l’unica fonte attendibile d’una tragedia che sconvolse una intera nazione.
L’immensità di GPO era tale che, più volte, da semplice testimone, divenne protagonista dei suoi racconti. Fu così, nel settembre 1960, quando riaccompagnò a casa, da Roma a Torino, il compagno di scuola Livio Berruti, fresco trionfatore dei 200 metri nella Grande Olimpiade. Come in un film del miglior neorealismo postbellico, Ormezzano raccontò il viaggio di rientro dell’eroe olimpico addormentato sul sedile del passeggero sulla sua Fiat 500, attraverso un’Italia priva di autostrade, che ebbe come momento topico il passaggio d’un semaforo rosso a Genova che, nonostante la presenza del poliziotto Berruti al suo fianco, gli cagiono’ una multa salata da parte dei colleghi del campione.
Poliedrico e creativo, GPO seguì, dall’allora denominato Capo Kennedy lo sbarco dell’uomo sulla luna nel luglio 1969. Storico direttore di Tuttosport nella seconda metà degli anni settanta intuì il triste andazzo della professione giornalistica creando la figura del “nostro inviato davanti al video”, ormai fortemente consolidata nel panorama odierno.
Nel dicembre 1977, Ormezzano fu protagonista d’un episodio, fortunatamente a lieto fine,
entrato nella leggenda del giornalismo sportivo.A Buenos Aires per il sorteggio dell’imminente Mundial, organizzò una cena estemporanea con il CT Enzo Bearzot e Omar Sivori. Incalzato dalle domande dei suoi due ospiti, El Cabezon, per l’intera serata, mantenne una posizione negazionista, sostenendo che quanto si diceva un Europa sulle mostruosità del regime militare di Jorge Videla fosse una montagna di falsità. Fatto sta che a metà cena, entrò nel ristorante dove il trio cenava una ronda della polizia politica che, ignorando i ripetuti “lei non sa chi sono io” di Sivori, sbatte’ contro il muro l’ex campione e i suoi due ospiti, segnalati perché avevano attraversato senza permesso una zona residenziale sensibile.
Questa sera non solo il giornalismo ma l’intera cultura italiana piange la perdita d’un puledro di razza.