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“Zeitenwende”: le elezioni spartiacque della Germania e un’Europa sempre più in crisi

Immagine di copertina
Credit: AGF

La crisi identitaria che vive la Germania è rappresentativa di una più ampia perdita di peso specifico da parte dell’Ue

Esattamente tre anni fa, a 72 ore dall’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz parlò per la prima volta di «Zeitenwende» (letteralmente: momento spartiacque), inteso cioè come l’inizio di una nuova fase storica per la Germania.

Fu, quello, un discorso simbolico che il mondo intero osservò con estrema attenzione nel tentativo di interpretare le intenzioni del più importante Paese del Vecchio Continente.

L’intento formale era quello di delineare, agli occhi del mondo, la nuova condizione di disordine globale e di insicurezza generale che con quell’atto atroce Putin aveva generato. L’intento di fondo, in realtà, era sfruttare quel momento per riabilitare la Germania come potenza globale militare, dandole la possibilità di tornare a parlare liberamente, all’interno del proprio dibattito pubblico, di difesa, di spese militari, e di una sua nuova posizione geostrategica; dibattito che, per oltre cinquant’anni, era stato sostanzialmente castrato fino ad allora, in virtù di un senso di colpa innato nelle generazioni dei governanti post-Seconda-Guerra-Mondiale.

Tre anni dopo quel simbolico discorso, la Germania non si trova certo in ottima forma. Sotto il punto di visto economico la crisi che colpisce i settori più importanti dell‘industria è forse la più grave di quella che pur vivono altri Paesi del Vecchio Continente.

Da locomotiva d’Europa a nazione zoppicante, i tedeschi non sono più i primi della classe. Sotto il profilo energetico, la Germania ha subito il più grave contraccolpo (tra i membri Ue) dalla guerra in Ucraina visto e considerato il rapporto privilegiato che ha sempre preservato con i russi. A tal proposito, infatti, va sempre tenuto a mente, il celebre motto attribuito al primo segretario della Nato: “Keep the Russians out, the Germans down, and the Americans in Europe”.

Da un osservatorio politico, infine, la Germania è alle prese con la più forte crisi reputazionale e di consenso che i partiti tradizionali tedeschi abbiano vissuto in oltre mezzo secolo.

Sia i democratici-cristiani e i liberal conservatori che i socialisti vedono quanto meno offuscato il proprio appiglio su una società che oggi appare confusa e smarrita, specie in quei valori e principi che l’hanno sempre guidata, anche nelle roccaforti che storicamente li hanno premiati.

Le elezioni legislative anticipate in programma il 23 febbraio – scaturite appunto da una crisi di governo dopo che Scholz è stato sfiduciato dal Bundestag – costituiscono, in questo senso, un momento cruciale nella storia del Paese, il più importante forse dal voto del 1949.

Così come allora la Germania fu chiamata a stabilire una direzione per la nazione dopo il secondo conflitto mondiale e oltre un decennio di nazismo, oggi ha di fronte a sé una sfida di portata ugualmente storica.

Gli osservatori elettorali ritengono che la recente avanzata elettorale di Alternative für Deutschland, partito di destra che affonda le sue radici nell’intolleranza, contribuirà alla valenza simbolica che questa era storica rappresenta.

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Secondo gli ultimi sondaggi, i Democristiani (CDU-CSU) sono al 29 per cento e Alternative für Deutschland (AfD) è al 22 per cento; i Socialdemocratici (SPD) al 18, i Verdi al 12, i Liberali (FDP) al 4, Die Linke e il movimento di sinistra radicale (BSW) entrambi al 6 per cento.

Il proprietario di Tesla e X Elon Musk, che attraverso la piattaforma social ricopre un ruolo sempre più influente nel panorama politico internazionale, ha apertamente invitato a votare per AfD partecipando come ospite d’eccezione al lancio ufficiale della campagna elettorale del partito, a riconferma del suo posizionamento come leader spirituale della Nuova Destra nel mondo.

Il suo messaggio è stato questo: “Penso che ci si concentri francamente troppo sulle colpe del passato, dobbiamo andare oltre. I bambini non dovrebbero essere ritenuti colpevoli per i peccati dei loro genitori o addirittura dei loro bisnonni…Spero vivamente che AfD abbia successo e che Alice Weidel diventi Cancelliere”.

La strada è segnata, in qualche modo. La direzione del più ricco e potente uomo al mondo che ha messo le mani sul Deep State USA e che ha un piede dentro la Casa Bianca è politicamente prevedibile.

In Europa lo è tutt’altro. La crisi identitaria che vive la Germania è rappresentativa di una più ampia perdita di peso specifico da parte dell’Europa.

A tre anni dall’invasione russa dell‘Ucraina, l’Ue rischia di essere tagliata fuori dagli accordi di pace. Ed è già profondamente indietro sui temi cruciali e strategici che servono per governare il mondo. Anziché perseguire una bieca politica ideologica in nome di una manciata di ossessioni dovrebbe guardare al Futuro nel tentativo urgente di invocare il vero «Zeitenwende».

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