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Home » Opinioni

Gas e sanzioni, la trappola del ritorno all'”interesse nazionale” (di M. Cappato)

Immagine di copertina
Credit: ansa foto

“Difendere l’interesse nazionale”. Che belle parole! Dunque ora, finalmente, difenderemo l’interesse nazionale. Per gli altri, è finita la pacchia. Si comincia dal gas e dalle bollette.

Il nostro interesse nazionale – essendo l’Italia dipendente dal gas di Putin e avendo un debito pubblico mostruoso – è che intervenga l’Unione Europea per: fissare un tetto al prezzo del gas; effettuare acquisti congiunti di energia; disallineare il prezzo delle altre fonti di energia da quella del gas; finanziare dei pacchetti di interventi economici in difesa di consumatori e imprese.

Evviva l’interesse nazionale.
Poi però arrivano i tedeschi e rovinano tutto. Questi vorrebbero, meschinamente, difendere l’interesse nazionale. Sul gas di Putin stanno messi peggio di noi, tanto che un loro ex-capo del Governo è stipendiato proprio da Putin. Loro però hanno un sacco di soldi, e, invece di sperare che glieli dia l’Unione europea, li spendono direttamente, approfittando della sospensione delle regole (europee) sugli aiuti di Stato. In questo modo, le loro aziende saranno più competitive delle nostre, e una parte dei soldi li recupereranno fagocitando i nostri mercati. Altrettanto meschinamente, pure gli olandesi hanno deciso di difendere l’interesse nazionale.

La borsa del gas, epicentro della speculazione che ci rovina, la gestiscono loro con grande profitto e soddisfazione. Come se non bastasse, anche loro hanno soldi da parte e detestano l’idea di prestarceli sotto forma di debito europeo. “È finita la pacchia”, avrà certamente detto qualcuno anche da quelle parti. E allora: abbasso l’interesse nazionale!

Non sembrerebbe nemmeno troppo difficile capire che questa storia del ritorno all’interesse nazionale è una trappola, in particolare quando ci sono interessi più forti e potenti dei “nostri”. Bisognerebbe costruire regole e processi decisionali in grado di perseguire l’interesse europeo: una politica comune europea dell’energia, che definisca democraticamente strategie (es. decarbonizzazione, autonomia dai dittatori) e che compensi nel modo più equo gli squilibri temporanei. Temporanei sì, perché la ruota gira e gli interessi pure.

Per cambiar tema, il Governo polacco aveva interesse a che ciascuno si tenesse i propri migranti, poi sono arrivati i rifugiati ucraini e hanno chiesto solidarietà europea. Nel frattempo lo stesso Governo polacco difende la superiorità della sovranità nazionale su quella europea, gradita solo quando porta soldi.

Insomma: finirà la pacchia. Già, ma per chi?

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