Qui, ora e insieme! Alla festa di TPI discutiamo il futuro del centrosinistra
Può dalle ceneri dei singoli partiti di sinistra, con tutti i loro limiti strutturali e di consenso, oltre che di credibilità, nascere una nuova coalizione di centrosinistra capace di elaborare una valida proposta, di lotta e di governo, alternativa a quella finora messa in campo dalla destra?
Le più recenti dichiarazioni, il sentiment che si respira, persino i non detti fanno intendere di sì.
Quale che sia la verità, in questo numero ci siamo posti questo quesito. Anzi, lo abbiamo posto proprio ai leader del centrosinistra che dovrebbero formare, ciascuno per propria parte, un pezzettino di questa coalizione allargata.
Non c’è dubbio che, oggi più che mai, dinanzi allo sfaldamento culturale del pensiero di destra (almeno rispetto al cambio di passo della storia che Giorgia Meloni aveva promesso), le forze della sinistra dovrebbero perlomeno tentare di unirsi intorno a una casa politica in grado di competere e battere gli avversari sul piano dei contenuti.
In questo senso, quindi, sfruttando il particolare momento politico e l’occasione di averli riuniti (quasi) tutti insieme al TPI Fest di Bologna in piazza Lucio Dalla dal 18 al 21 settembre, abbiamo domandato agli esponenti dei partiti di sinistra di disegnare il perimetro entro il quale sia possibile formare un’alleanza comune.
Va detto che questo cosiddetto “momentum” politico si è verificato, nel passato della storia della sinistra, anche in diverse altre occasioni le quali però non sempre (anzi, quasi mai) sono state colte.
In questo particolare caso però esiste un minimo comune denominatore, a giudicare anche dai numeri che riportiamo nel servizio sullo stato di salute dei partiti: nessuno fra gli schieramenti politici della sinistra oggi sembra avere la forza per emergere quale predominante su tutti gli altri.
È quasi un destino ineluttabile quello della sinistra: la maggioranza degli elettori vuole da tempo che si schieri in campo unita per vincere e battere la destra, ma i leader del campo largo incredibilmente da altrettanto tempo voltano loro le spalle e preferiscono andare per conto proprio. Racimolando molti meno consensi del potenziale che ne deriverebbe da una unione politica, fosse anche solo strategica al voto.
Senz’altro esiste un tema di continuità e di coerenza. Non è possibile far stare insieme chi sostiene che il mondo si debba armare massicciamente e chi invece ritiene che la sinistra abbia abdicato al suo ruolo di forza pacifista (senza che ciò voglia dire prestare il fianco al tiranno di turno).
Il periodo odierno è particolarmente florido da questo punto di vista: la nostra festa di Bologna, che per quattro sere metterà questi signori intorno a un tavolo, giunge in un momento significativo. La crisi del M5S, il voto sulle armi a Kiev, la posizione del PD su Giuseppe Conte, l’apertura di Renzi e la reciproca non chiusura a priori di Elly Schlein, la vigilia del voto in Emilia Romagna e Liguria.
A chi verrà a trovarci di persona, buono spettacolo dal vivo. Per chi invece ci seguirà da casa, lo spettacolo è assicurato anche a distanza: con il centrosinistra, si sa, è così.