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Parenti serpenti: così le parole del fratello di Francesco Rocca mettono a rischio la sua candidatura alla Regione Lazio

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“Che cosa hai dichiarato? Non ti vergogni?”. Parole pesanti come pietre, soprattutto se arrivano da un fratello. Una vera e propria tempesta si abbatte in queste ore sulla testa di Francesco Rocca, candidato del centrodestra alla Regione Lazio, per giunta a sole 48 ore dalla chiusura delle liste. E – data la tempistica – questa nuova polemica potrebbe addirittura portare in forse la sua candidatura. La Designazione di Rocca, infatti, è una scelta ormai ufficializzata dal punto di vista mediatico, ma non ancora formalizzata sul piano formale e amministrativo.

Così occorre ripercorrere le sorprendenti novità delle ultime ore, per capire come si è arrivati a questo punto. Era nota la condanna di Rocca per spaccio di droga, a 21 anni, dopo il processo in cui era stato provata la sua attività, per conto di un clan di nigeriani (due anni prima). Un errore di gioventù, si diceva, e nessuno degli avversari aveva sollevato polemicamente la questione. Così, interrogato da La Stampa, il candidato designato del centrodestra, solo tre giorni prima di Natale aveva scelto di raccontare alcuni dettagli in più sulla vicenda, e in un’intervista a Grazia Longo aveva detto qualcosa di più su quel fattaccio in cui era stato coinvolto da ragazzo: “Mia madre da lì a poco sarebbe morta per un cancro, ero molto sofferente e iniziai a usare gli stupefacenti. Vivevo a Ostia e sono finito in un giro di amicizie sbagliate”.

Sembrava un semplice supplemento di racconto, ma forse – come vedremo tra breve – sono state proprio queste frasi a rompere un delicatissimo equilibrio familiare. Rocca oggi ha 57 anni, ha vissuto nella sua prima giovinezza sul litorale romano, tra la piscina dell’Isola 46 (dove era stato bagnino) e promontori (uno dei luoghi frequentati da gruppi di giovani, nel tempo delle comitive).

Il 10 giugno 1986, quando ha solo 21 anni, alla fine del processo in cui è accusato di “detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio” per Rocca arriva la condanna. Poi ci sono un lungo percorso di riabilitazione il lavoro da volontario, la presidenza della Croce Rossa. E infine la candidatura, ma con un piccolo mistero: non è la sua faccia, ma quella di Giorgia Meloni, che appare sui primi manifesti elettorali del centrodestra.

Nessuno sa ancora, però, che quelle frasi a La Stampa fanno esplodere qualcosa che per anni era rimasto sepolto dentro lo spazio protetto di un rapporto familiare. Il fratello di Rocca, Alessandro, con un post sui social attacca il fratello: “Non ti vergogni a dare la colpa delle tue debolezze alla malattia di nostra madre? Ti ricordi dove mi hai portato il giorno che è morta?”, scrive Alessandro sul suo profilo social, e alla fine aggiunge: “Ti ricordi con chi stavi in affari? E poi, tu non ti sei mai drogato. Cosa hai dichiarato?”. La chiusura del post è una frase sibillina: “Stay tuned”.

Scorrendo il profilo Facebook, fra l’altro, si deduce che Alessandro è un uomo di destra, non certo un avversario animato da rancore politico: una delle illustrazioni di questi giorni è la fiaccola del Fronte della Gioventù. E il post cade nell’anniversario della strage di Acca Larentia, e fa riferimento esplicito ai valori delle tre vittime missine dell’agguato del 7 gennaio 1978. Nel profilo ci sono diversi video di operazioni di soccorso a mare tra i volontari della Croce rossa, di cui Alessandro è protagonista.

Il candidato del centrodestra, interrogato da La Repubblica si difende cosi: “Non abbiamo rapporti con lui da molti anni”. Francesco Rocca risponde alle accuse del fratello tradendo un qualche imbarazzo: “Né io né la mia famiglia abbiamo rapporti con lui da moltissimi anni, non capisco a cosa faccia riferimento: sono vicende private ma – aggiunge – certe esternazioni pubbliche dimostrano una fragilità che mi addolora. Per tentare di offendermi e umiliarmi devono tornare indietro di oltre 35 anni”.

Ma chi andrebbe “indietro”? Rocca non risponde al fratello Alessandro, che vive ancora a Ostia, su nessuna delle due critiche mosse nel post: né quella di aver attribuito al peso della malattia delle madre (per mitigare la propria colpa) i suoi errori di gioventù. E nemmeno quello – ancora più sorprendente – di aver mentito sulla propria condizione, raccontando di essere stato a sua volta un tossicodipendente (cosa che secondo quanto scrive Alessandro non è vera). Infine resta il mistero di quell’accenno criptico che solo il fratello del candidato può capire e/o spiegare: “Ti ricordi dove mi hai portato il giorno che è morta?”. Inevitabile la domanda: dove? Tutto lascia pensare che Alessandro parlerà ancora.

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