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M5S chiede a Salvini di rispondere su Moscopoli, ma quando scoppiò lo scandalo parlava solo di Bibbiano

Immagine di copertina
Luigi Di Maio Credit: Ansa

Nei giorni in cui scoppiò lo scandalo sui fondi russi alla Lega, il Movimento 5 Stelle non solo cercò in tutti i modi di ignorare la questione, ma sferrò un contro-attacco alla stampa italiana, imbastendo forse una delle polemiche più strumentali degli ultimi vent'anni

Fondi russi Lega, M5S chiede a Salvini di rispondere su Moscopoli

Il Movimento 5 Stelle vuole chiarimenti su Moscopoli e sui rapporti tra Gianluca Savoini e Matteo Salvini. Con durissimo post pubblicato sul Blog delle Stelle, il Movimento 5 Stelle ha avanzato delle domande all’ormai ex alleato di governo e ricordato che finora Matteo Salvini è sempre scappato, non ha mai risposto ad alcuna domanda sulla questione ed è persino scappato dalle legittime richieste del Parlamento quando era ancora ministro dell’Interno.

“Matteo Salvini è scappato dal Parlamento, non ha chiarito la vicenda legata ai presunti fondi russi alla Lega e continua a non rispondere a legittime domande. Lo abbiamo visto, incalzato dai cronisti di Report, imbarazzato in certi silenzi e imbarazzante nelle solite battute puerili che non fanno ridere nessuno.

I cittadini chiedono semplicemente trasparenza e verità: Salvini non risponde. Eppure si tratta di un’inchiesta per presunta corruzione internazionale che riguarderebbe lui e la Lega, con contraddizioni e punti oscuri ancora tutti da chiarire e che politicamente vanno subito chiariti”, si legge sul Blog delle Stelle.

Bene, bravi, bis. Una strigliata doverosa, non c’è che dire. Come al solito, però, c’è qualcosa che scricchiola, qualcosa che non torna. Ma dov’erano i 5 Stelle quando, lo scorso luglio, Buzzfeed diffondeva lo scoop e Salvini scappava dalle domande e maltrattava qualsiasi giornalista provasse a chiedergli conto della questione? Erano al governo con lui e per giorni e giorni, anzi settimane, cercarono allo stesso modo di evitare l’argomento e di minimizzarlo.

In quei giorni, il Movimento 5 Stelle non solo cercò in tutti i modi di ignorare la questione, ma sferrò un contro-attacco alla stampa italiana, in particolare contro Repubblica, imbastendo forse una delle polemiche più strumentali degli ultimi vent’anni.

All’urlo di “E allora Bibbiano”, il Movimento 5 Stelle iniziò a eludere ogni domanda su Moscopoli replicando che i giornali avrebbero dovuto occuparsi dello scandalo dei bambini portati via alle famiglie dai servizi sociali della Val d’Enza. “E allora Bibbiano” divenne il refrain che monopolizzò le discussioni per giorni e giorni, anzi settimane. Refrain immediatamente scomparso dai radar con la nascita del governo M5S-Pd. Vedi i casi della vita a volte?

“Stamattina Repubblica si occupa di Bibbiano e lo fa parlando di “strategia della distrazione” […] Parlare di Bibbiano per Repubblica è solo una strumentalizzazione, con persone che hanno lavorato a questo per “distrarre” gli italiani. Ma non si vergognano? Noi teniamo alta l’attenzione su Bibbiano non certo per coprire Savoini e la Russia ma perché è giusto farlo.

E se Repubblica preferisce oscurare le vergognose vicende di Bibbiano dica i veri motivi anziché cercare scuse ed inventarsi “onde social”, scrivevano sul Blog delle Stelle i pentastellati nelle roventi settimane dell’inchiesta su Moscopoli e del continuo sottrarsi di Salvini al confronto in Parlamento. Alla fine fu il presidente Conte a riferire in Aula, il 24 luglio.

Il governo cadde poi un paio di settimane dopo, per opera di Salvini. Nessuno della maggioranza che conta, però, in quelle settimane chiese all’allora ministro dell’Interno di dimettersi. Non per l’inchiesta, che non lo vede indagato, ma per l’atteggiamento sprezzante dimostrato nei confronti delle istituzioni democratiche e del Parlamento.

Troppo facile adesso presentare il conto a Salvini e aver taciuto, però, quando si era ancora più o meno “d’amore e d’accordo” al governo insieme. Davvero basta un post sul Blog delle Stelle per cancellare tutto con un colpo di spugna? Davvero al Movimento 5 Stelle bastano una presa di posizione tardiva e qualche domanda pungente per rifarsi una verginità di fronte a militanti, simpatizzanti, elettori e opinione pubblica? Forse la risposta è sì. In Italia, purtroppo, sì.

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